In questi giorni giro a caso per il blog. Una miniera di ricordi e di cose divertenti. A partire dal 1 ottobre 2001. Mi sono imbattuto in questo giochino segnalato da tale Valeria. Un giochino, proprio un giochino. Ma io sono un ragazzo semplice. Ed ho riso.
Ti ho visto ieri che uscivi il cane per pisciarlo, triste triste. Capisco che ci hai il patè d’animo per la guerra, di fronte a ‘stè cosè restiamo tutti putrefatti, ma non vorrei che sodomizzassi il tutto; capita anche a me di sentire come un dolore in mezzo allo sterco, come che avessi fatto troppo bidi bolding, quando che sento parlare gli ambientalisti islamici, e mi arrivano certe zampate di caldo…come sotto i raggi ultraviolenti. Spesso ci si deve fermarsi e darsi una rifucilata, come Tomba dopo che vinceva uno Slavo Gigante, e siccome che anche l’ottico vuole la sua parte, (a proposito, ho saputo che da vicino ci vedi bene ma da lontano sei lesbica) diciamo chiaramente che rispetto a questi arabi siamo agli antilopi, perchè sono solo degli animali, che vivono allo stato ebraico. Ora spezziamo un’arancia in favore della pace, è inutile piangere sul latte macchiato, dobbiamo anzi unire l’utero al dilettevole, evitando però di darci la zuppa sui piedi!!! Tu hai studiato molto, ma io sai sono un’auto di latta, ho iniziato affliggendo i manifesti, quando c’era peluria di operai, ma ora vivo bene, anche se non ho le piume di stronzo per farmi aria. Da vecchio non voglio più essere di sgombro a questo mondo, e quando che muoio mi faccio cromare.
MAGARI QUESTA VOLTA CE LA FACCIO
Sarei più tranquillo se Muin Masri la smettesse di sognarmi. Comunque mi ha risposto:
Caro vecchio mio, ho sentito di buon’ora la mamma a Nablus, ecco le sue testuali parole: “Il tuo vecchio amico può scegliere tra 30 giorni di digiuno, piantare 30 alberi, dare da mangiare a 30 poveri oppure liberare 30 uccelli. Trattandosi di un cristiano, però, c’è un sconto amicizia di 15 su tutte le opzioni”. Tutto sommato mi sembra che ti sia andata bene. Per me, invece, niente da fare, mi aspetta un anno senza il caffè del mattino! Fai buon sogni e copriti bene.
Ieri Muin Masri mi ha detto che mi ha sognato e che sua madre che vive a Nablus ha interpretato il sogno intimandomi di non tagliare più legna per un anno. Ho risposto a Muin, preoccupato, anche se Muin mi ha rassicurato che sua madre non ci becca mai:
Ieri ho ricevuto una interessante email da parte di Muin Masri. Molti di voi lo ricorderanno. E’ stato uno dei blogghisti più assidui del nostro blog. Era molto affezionato a me, ed io a lui. Venne perfino a trovarmi a Lavarone e passammo una splendida serana in una baita insieme a Michele Serra, a Camilla Lunelli, Giovanna Zucconi e tanta altra bella gente. Vi dico questo perché voglio dirvi che mi fido di lui. Ecco la lettera che mia scritto:
Caro vecchio mio, stanotte ho fatto un sogno strano; a pensarci bene, tutti i sogni sono strani. Avevo letto un tuo articolo che raccontava di una collina che stava bruciando e minacciava il piccolo e incantevole paese sottostante. Nella realtà la prima parte del sogno s’interrompe qui perché mi sono alzato per fare la pipì, sai com’è, la prostata! Quando mi sono riaddormentato ho ripreso a sognare: ero lì a guardare la collina che fumava. Ad un certo punto la diga in cima alla collina è crollata portando via tutto quello che si trovava sulla sua strada: alberi, animali, case e persone, te compreso. Per fortuna, oltre al danno materiale, nessuno è morto. A questo punto entra nel sogno Laura: eravamo seduti al ristorante a guardare le macerie, io le stavo raccontando il disastro dall’inizio, quando ci hanno portato i caffè: si erano presentati 4 tipi che mi impedivano di alzare la tazzina per bere. Mi ero alzato per parlare con loro, ero parecchio più alto del solito, toccavo quasi il soffitto, ma nessun dei 4 voleva discutere, mi fissavano, ringhiavano e basta. Qui il sogno finisce perché mi sono svegliato e di brutto. Caro vecchio mio, di solito, quando faccio un sogno strano telefono alla mamma a Nablus per chiederle spiegazioni. Ecco le sue testuali parole: “…. Certo, un sogno strano, davvero strano. Non conosco il tuo vecchio amico per sbilanciarmi, ma dirgli di non tagliare la legna in collina per un anno. Tu, invece, niente caffè, per un anno…. i quattro tizi dovrebbero essere i cavalieri dell’apocalisse, forse…”. Caro vecchio mio, la mamma di solito non ci azzecca mai, ma nel dubbio il caffè del 31 sarà l’ultimo per me; inoltre spero che tu abbia legna tagliata a sufficienza per tutto il prossimo anno.
Buone feste…. e nel dubbio non ti leggerò più per un anno!
Oggi stavo spaccando legna sul bisuolo davanti ad un paesaggio stupendo: Lipari sotto il sole. Mia moglie mi è venuta vicino e ha detto: “Ma che cosa c’è di meglio che lavorare davanti a questo paesaggio sotto il sole? Io ho avuto un attimo di perplessità. “C’è qualcosa di meglio che spaccare la legna davanti a questa meravigliosa Lipari sotto il sole. C’è riposare davanti a questa meravigliosa Lipari sotto il sole”. Ho smesso di spaccare legna e mi sono sbracato su una sedia sdraio davanti a questa meravigliosa lipari sotto il sole.
Io oggi ho passato la giornata pulendo e ripulendo con acido citrico insieme al mio amico Sergio le botti dove fra qualche giorno precipiteremo il mosto ottenuto pigiando e diraspando qualche quintale di meravigliosa uva Solaris. Una giornata lieta ed utile. Poi la sera sono arrivate le proiezioni. Con Salvini che diceva che era andata bene perché aveva vinto a Grosseto e a Novara e la Meloni che si chiedeva come mai a sinistra fossero così contenti visto che oggi sembra 5 a 1 ma fra quindici giorni potrebbe essere 3 a 3. Poi ho visto Enrico Letta e l’ho visto sereno, non so se mi sono spiegato. Vado a letto tranquillo. Molti non sono andati a votare e, secondo la Meloni, questo è un segno che è in crisi la democrazia. E’ bello sentirlo dire da lei proprio nei giorni in cui è alle prese (e mi dispiace sinceramente perché a me Giorgia è simpatica) è alle prese – dicevo – con baroni neri, fondi neri, militanti neri, saluti neri ed altre cosacce.
Oggi ho trovato nella trappola sistemata nel laboratorio un topolino. Era un topolino veramente piccolo e grazioso. Ho preso trappola e topolino e li ho caricati in macchina. Ho fatto una decina di km, mi sono addentrato nel bosco ed ho raggiunto una grande catasta di tronchi reduci dagli schianti del Vaia. Ho chiamato questa catasta “Grand Hotel Vaia”. Il topolino, quando ho aperto la trappola, senza indugio si è inoltrato nei meandri della catasta ed ha raggiunto i suoi tre parenti che avevo già portato la settimana scorsa. Sono molto orgoglioso di questa mia decisione di trasformare la catasta nel Gran Hotel Vaia. E spero che i miei topolini abbiano un buon ricordo di me.
Al momento è una delle più grandi giornaliste italiane. Io l’adoro. Forse perché è vecchia come me ed è saggia come io vorrei essere. Leggete questa intervista che ha dato a Martina Piumatti del Giornale.
Insultata dalle neofemministe da social perché ha osato bacchettarle. Vista con sospetto dai nuovi maître à penser dall’ideologia formato hashtag. Lei, Natalia Aspesi, 92 anni e femminista da cinquanta, non si tira certo indietro. La giornalista de La Repubblica contrattacca con stile, impartendo una lezione di politicamente scorretto che infilza le ipocrisie diffuse su tutte le questioni che scottano. Fedez? “Un episodio privo di valore per gli omosessuali”. Ddl Zan? “Preferisco leggere l’Ulisse di Joyce”. Biancaneve e il consenso al principe? “Ma basta. Faccia la puttana e si diverta”. A ilGiornale.it tutte le stoccate di una femminista vera.
A giudicare dalle critiche al suo pezzo, il femminismo sembrerebbe morto inseguendo i like?
“Non guardo i like, sono qualcosa di irrilevante e non mi interessa cosa pensano sul web. Queste sedicenti neofemministe, non è che mi hanno criticata, hanno proprio chiesto la mia testa. Siccome sono molto anziana e ho vissuto una vita di cui sono abbastanza soddisfatta, vedo tutto da molto lontano e la critica mi fa sorridere, perché poi sono anche molto presuntuosa. Io penso sempre di esser meglio, capisce? Per cui le critiche le leggo volentieri e non ne tengo conto”.
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da Massimo Puleo
Sono convinto che mai il “benaltrismo”, nella Storia dell’Umanità, abbia raggiunto i parossismi osservati nella vicenda della (non) costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Un’opera realizzabile; green, per la sua smisurata valenza ferroviaria; di cui esiste un “Progetto definitivo” che diede luogo ad una gara d’appalto aggiudicata ad un consorzio internazionale capeggiato dalla italiana Impregilo (oggi Webuild). Poi arrivò l’austerity del 2011/2012 del governo Monti, che spazzò via l’opera con una legge (inedita nella storia delle leggi) che espone ancor oggi lo Stato a penali da capogiro. Però i fondi appostati sul ponte non furono reinvestiti in un “ben altro” siciliano o calabrese, ma in quel di Lombardia/Liguria (Terzo Valico dei Giovi). In questi mesi, lo stesso progetto torna alla ribalta per il suo inserimento nel Recovery Plan italiano. Credo che nessuno Stato al mondo si lascerebbe scappare l’occasione di veder finanziato un progetto di tale portata, che ha tutte le carte in regola per rientrare tra quelli finanziabili.