OSSERVANO PENSIEROSI LE ONDE INCRESPATE DEL MARE DAVANTI A PRUCHTEN
ORMAI NON LA FERMA PIU’ NESSUNO
AVETE VISTO CAOS DEI FRATELLI TAVIANI?
LA PROSSIMA VOLTA VADO A DISNEYLAND
Destinazione: le bianche scogliere di gesso di Klint, all’estremità dell’isola di Mom, Danimarca. Perché, sia chiaro, siamo in Danimarca. Noi siamo tutti di un pezzo. Siamo partiti per andare in Danimarca. Poi abbiamo deciso per la Polonia. Poi abbiamo rideciso per la Danimarca. E stavolta, attenzione, abbiamo rideciso per la Polonia. Proprio quando in Danimarca è arrivato il sole. Quindi questo è l’ultimo giorno fra i danesi. Le bianche scogliere di gesso di Klint sono proprio fatte di gesso, come quello che serve per scrivere sulla lavagna. Ma sotto le bianche scogliere di gesso di Klint ci sono le spiagge di sassi neri. Roba bella anche perché sui sassi grossi e neri della spiaggia gli innamorati scrivono “Kurt ama Margreta”. Ma lo scrivono col gesso che alla prima mareggiata scompare. L’amore è così. L’amore è gesso. Se ne va. Per raggiungere le bianche scogliere di gesso di Klint bisogna scendere (e poi risalire) per una splendida scala di legno di 492 scalini. Roba da fare impallidire i miei 250 gradini di Salina. Billie è felice. Corre come una pazza sui sassoni neri e poi si butta a mare quando i polpastrelli sono bollenti. Lasciamo la Danimarca non dopo essere passati per un paesello che si chiama Aeberniaes. Che a me ricorda qualcosa, anzi qualcuno. Anzi qualcune. Prendiamo un traghetto bellissimo che si chiama Principe Gioacchino e che ha bar, ristorante, slot machines e duty free. L’altoparlante avverte: al duty free si può comprare quello che si vuole ma bisogna consumarlo a bordo. Vado al duty free per vedere come se la cavano quelli che comprano una stecca di sigarette. Se le fumano tutte e duecento a bordo? Ma tranquilli: non vendono sigarette. Vendono però bottiglie di whisky. Mi immagino la sbronza generale che si scatenerà di lì a poco. Vendono profumi. Anche quelli da consumare per intero a bordo? E vendono confezioni giganti di Toblerone. Sai quanti brufoli e quanti cagotti? Arriviamo a Rostok. Ricordate il G8? Era quello dove Berlusconi si attaccò al cellulare facendo aspettare la Merkel? Mangiamo al ristorante italiano del signor Colucci. Spaghetti al pomodoro, naturalmente. Siamo mica gente da wurstel.
Oggi abbiamo preso un traghetto per andare dall’isola di Langeland all’isola di Lolland. Direte: echissenefrega. Il problema è che mentre con moglie e con Billie passeggiavamo sul ponte mi veniva da pensare a quante volte ho preso un traghetto per andare a Salina. Anzi, una nave traghetto. Poi, improvvisa, l’illuminazione. Questi traghetti non c’entrano nulla con quelli delle Eolie. Sono bellissimi, puliti, ordinati, ben pitturati. Hanno un baretto efficientissimo e fornitissimo dove si può perfino pranzare (d’accordo, il solito wurstel con le solite salse). Cioè: niente a che vedere con Salina. E allora mi chiedo: perché loro sì e noi no? Perché loro sono diversi. Non buttano le cicche per terra. E nemmeno in mare. Lasciano i bagni più puliti di quando ci sono entrati. E quando qualche cosa non funziona, protestano, scioperano, fanno in maniera che quelli che guidano il Paese rimedino. C’è una parola che non si può tradurre in italiano, “hygge”. Intraducibile un po’ come è intraducibile “saudade”. Hygge vuol dire qualcosa che ha a che fare con la felicità, il cameratismo, l’intimità, lo stare bene dimenticando i problemi. Luogo comune: i danesi sono felici. Se è vero non sarà che ciò deriva dal fatto che riescono a costruirsi una vita migliore? Non sarà perché in Danimarca le cose funzionano? Che le tasse si pagano e non si evadono in cambio di servizi efficienti? Non sarà perché qui non c’è bisogno di un movimento come quello di Grillo per ricordare ai politici che sono alle nostre dipendenze? Oggi sono sommerso da pensieri profondi. Sarà anche perché nella piazza di Maribo ho visto una statua di bronzo di tale Kay Munk, eroe locale, un pastore danese prima filonazista e poi antinazista che fu ucciso dalla Gestapo. Somiglia tale e quale ad Antonio Padellaro.
VENITE ANCHE VOI A FARVI DUE BRACCIATE?
LA MOGLIE DELL’ANZIANO SI BUTTA SUL CULTURALE
UN PATETICO CASO DI TACCHINAGGIO:
L’ANZIANO SCAMBIA QUATTRO PAROLE CON UNA SIGNORA DANESE NELLA PIAZZA PRINCIPALE DI MARIBO
Soltanto gli imbecilli non cambiano idea. E infatti noi, di fronte al freddo e al vento che ci ha accolti in Danimarca, decidiamo subito di fare marcia indietro. Ma prima siamo costretti ad ammettere che il più noto luogo comune che riguarda questo Paese, cioè che sia molto caro, è vero. In un autogrill scopro che una bottiglietta di acqua minerale costa 2 euro, ma se è gasata 4 euro (però la connessione internet è gratis). La connessione internet nel campeggio dove ci rifugiamo nell’antica città di Ribe costa 4 euro e non è la sola cosa cara. Alla fine paghiamo 100 euro roba da furto con scasso se non ci accorgessimo che è proprio furto con scasso visto che ci hanno fatto pagare due giorni invece che uno. Vabbé. La pioggia distrugge il fascino della più antica città di Danimarca. E incappiamo in altro luogo comune: i danesi amano gli animali. Forse li amano ma non vogliono cani nei ristoranti anche nei ristoranti molto cari (vedi primo luogo comune). Ma soltanto gli imbecilli non cambiano idea. E quindi poche ore dopo aver deciso di abbandonare la Danimarca, chissenefrega di Shakespeare, eccoci in rotta per le isole danesi del Sud. Sai com’è: sud, isole, pensiamo a Salina, farà sicuramente caldo. In effetti fa meno freddo e non tira vento. Billie ne trae giovamento. Scopriamo a Spodsbjerg, nella lunga isola di Langeland, una bellissima spiaggia selvaggia dove, finalmente libera dalle dannate pecore, Billie realizza le più belle e più scalmanate corse della sua vita inframezzandole con rotolamenti guduriosi nelle alghe. Facendo così perde definitivamente l’orrendo odore di cacche di uccelli e di pecore al quale si accompagnava da Pellworm per assumere il ben più disgustoso puzzo di alghe putrefatte. Il minicamper è sempre più piccolo. Si restringe con la pioggia. Ma la notte, anche con una pallina da tennis fra le scapole (non chiedetemi il perché, è un problema di apnee), un bel calduccio avvolge tutto, puzzo di alghe, conti danesi salati, vento dannato, connessioni internet che non sempre ci sono e non sempre funzionano, come stasera. Vabbé vabbé.