Ebbene sì. Alle dieci a parlare della sfida televisiva Giachetti-Raggi. Chi ha vinto?
ve lo ricordate vero che io sono un nepotista? e che fra un po’ si deve compilare la dichiarazione dei redditi? e che si può destinare il 2 per mille all’associazione culturale preferita? e che ho un figlio di nome giovanni che ha una associazione culturale che si occupa di eventi? e che ha un progetto (“Perypezye Urbane ha deciso di destinare il due per mille a un progetto preciso: la mobilità dei giovani videoartisti/videomaker italiani nell’Unione Europea”) per il quale ci ha chiesto il nostro due per mille? INSOMMA VI RICORDATE TUTTO QUESTO? Se non volete che vi righi la macchina (come dice Giorgio Lauro) scrivete il codice fiscale 97418810152 nello spazio apposito. Altrimenti non importa però vi odio.
Ho un figlio, Giovanni, che molti di voi conoscono, che ha quarantanni, incredibile, e che vive a Berlino dove si occupa di eventi culturali. Sostanzialmente fa quei lavori, intellettualmente utili, senza fini di lucro eccetto quello della sua sopravvivenza, di cui potrei anche parlarvi più a lungo ma vi risparmio. Se volete saperne di più, il sito è: http://www.perypezyeurbane.org/. Quest’anno c’è una novità. Nella dichiarazione dei redditi si può gratuitamente finanziare le attività culturali preferite. In questi giorni Giovanni ha scritto questa lettera che vi giro. Care amiche e amici, da quest’anno siamo in ballo anche noi di Perypezye Urbane con la raccolta del due per mille (novità del 2016!). Cioè: da quest’anno in dichiarazione dei redditi c’è un altro “per mille” che potete compilare, ed è il “due per mille per le associazioni culturali”. Perypezye Urbane ha deciso di destinarlo a un progetto preciso: la mobilità dei giovani videoartisti/videomaker italiani nell’Unione Europea. Perché? Perché ad oggi i progetti di mobilità che abbiamo avviato si sono rivelati per i partecipanti tra i più fruttuosi e sostenibili nel lungo termine. Giusto per darvi un’idea dei costi, un mese di mobilità all’estero costa a Perypezye tra i 4 e i 5 mila euro, comprensivi di viaggio, vitto, alloggio, stipendio per l’artista e eventuale materiale tecnico. In alcuni casi, grazie alla collaborazione di organizzazioni locali, siamo anche riusciti a erogare corsi di formazione avanzata. Riusciremo ad avviare almeno un percorso di mobilità grazie a questa avventura del 2 per mille? Boh!! Dunque, se credete che questo progetto di Perypezye Urbane sia meritevole di sostegno scrivete il codice fiscale 97418810152 nello spazio apposito (2 per mille alle associazioni culturali). GIOVANNI SABELLI FIORETTI
Io ovviamente gli darò il mio due per mille. Voi fate quello che volete. Io il mio dovere di nepotista l’ho fatto.
Fra qualche minuto…Tagadà
MIO PAPA’ AVREBBE 108 ANNI
Il 15 aprile 1907, 108 anni fa, nasceva a Cura di Vetralla, o forse a Vetralla, non ricordo, mio padre. Si chiamava Giuseppe. E’ morto tanti anni fa, mi sembra quando aveva 80 anni. Era un giornalista sportivo. Fu il primo radiocronista di calcio. Fu direttore del Corriere dello Sport. Amava il ciclismo e l’atletica. Si fece una quintalata di Olimpiadi e di giri d’Italia e di Francia. A volte portava anche me. Era ingenuo, buono, generoso. Anche troppo. Non sono sicuro che sia stato un ottimo padre. Ma sono sicuro che io sono stato un pessimo figlio. E mi dispiace. Quando ero un giovane contestatore rompicoglioni ricordo che dal terrazzo della casa a Bracciano che aveva costruito veramente con fatica e con sudore, guardando olivi, noccioli e frutteti gli dissi: “Vedi papà, un giorno, tutto questo, sarà di Lotta Continua”.
AGGIORNAMENTO: MIO PADRE AVREBBE 109 ANNI
Leggo che Bertolaso ha detto che è disposto a farsi da parte solo se il nome prescelto sarà quello di Marchini. Ma non aveva detto la stessa cosa nel caso si fosse presentata la Meloni?
IL DITO MEDIO DEL CACTUS
UNA VOLTA QUI ERA TUTTA CAMPAGNA
NEI MOMENTI DIFFICILI IL CONDOTTIERO INDICA LA DIREZIONE
A QUESTI PUNTO VI CONSIGLIO DI MANGIARE SCIAPO
SEMBRAVA DI STARE AD HOLLYWOOD
COMUNQUE MI SONO DIVERTITO UN CASINO
QUANDO SI VEDE LA TEMPRA DEL VIAGGIATORE
APPASSIONATI DI UN GIORNO DA PECORA NELLA CAPPELLA DI HORNADITAS.
A VOLTE QUESTI CACTUS MI SEMBRANO DEI CAFONI.
LA CABINA TELEFONICA DI CLARITA E GABRIELLA.
ANCHE QUI APPENA MI VEDONO MI DANNO QUALCOSA DA FARE.
CI SONO DEI MOMENTI IN CUI MI SENTO PICCOLO PICCOLO.
LAMA O NON LAMA?
Una giornata con la famiglia Lama. Solo adesso scrivendo mi rendo conto dei collegamenti che avrei potuto fare con la storia del sindacalismo italiano. Invece ho pensato solo alla bellezza di poter dividere otto ore con loro, con Hector, con Clarita, con Gabriella, con Carolina, contadini di Hornaditas, comunitå a nord di Humahuaca, e con tutti gli amici che sono venuti a trovarli Tutto questo significa turismo campesino e vuol dire mangiare con loro, condividere un pezzo minimo della tua vacanza passeggiando con loro e chiacchierando con loro. Carolina, la piccolina, ha suonato il siru, Hector, il papà, mi ha accompagnato a vedere la sorgente dell’acqua che alimenta il canaletti di irrigazione del suo orto e nel frattempo mi ha indicato il nido dell’aquila con annessa aquila, sopra lo sperone di roccia, e nel frattempo mi ha raccontato della grotta lì vicino (tre ore a piedi) dove i nativi hanno lasciato molti disegni scolpiti nella roccia a perenne ricordo della loro esistenza. Clarita, sua moglie, la dolce Clarita, ci ha fatto mangiare i frutti del suo orto e della coltivazione del mais, il cioclo, Gabriella, la figlia, mi ha accompagnato in una passeggiata per vedere la cappella tutta decorata dai disegni della mamma. E tra una chiacchiera e l’altra, che per me voleva dire anche una stupenda lezione di spagnolo, un fantastico dolce di miele, un infuso di erbe che non voglio nemmeno sapere, e tanti accenni a quanto questa vita renda felici Hector e Clarita. Inoltre tante nuove conoscenze che purtroppo rimarranno quasi sicuramente solo un ricordo. Dall’agopuntore di Buenos Aires, alla sua compagna psicoanalista, a Matias, insegnante di chitarra di Hector e alla sua ragazza. Paolo con sua moglie e suo figlio Insomma, come ve lo devo dire? Me gustó mucho anzi muchissimo.
Tranquili: la giacca a vento gialla è tornata al suo legittimo proprietario. Qui non si perde niente. Passata la giornata a Purmamarca, ubriacato dai sette colori delle montagne, sono di nuovo sul “colle”, come viene familiarmente chiamato il collectivo, l’autobus, in direzione di Tilcara. Ho appena incontrato Luciano, fotografo di Viterbo. Poi all’arrivo a Tilcara incontro Ute, tedesca di Westfalia che mi lascia perplesso: viaggia con un mini zaino. Chiedo spiegazioni e la risposta mi lascia perplesso: non c’è bisogno di niente per viaggiare. Ma forse è il mio spagnolo che ha qualche défaillance. Con Ute andiamo nella città antica Pukara, mezza ricostruita e mezza no, su un colle costellato di cardon, un cactus che può assumere anche dimensioni enormi e che viene anche usato come legna da costruzione, da carpenteria e da mobilificio. Ute entra dentro tutte le decine di case di pietra ricostruite nelle quali non c’è assolutamente niente e ci rimane interminabili minuti. Forse è il sole cocente che la ispira. Un attimo e le nostre sue strade si dividono e si perdono. Io penso che contro il sole cocente non c’è niente di meglio che andarsene a Humahuaca. Ma prima faccio una breve visita al giardino botanico attirato da una grossa “perda campanaria” che ha un suono incantevole. Ed è subito Humahuaca. Paesetto incantevole con solito mercatino e tanti ristoranti e tanti albergherei. Io vado nel pallone e scelgo il peggiore. Non bastasse finisco in un ristorante dove due cantanti suonatori mi fanno andare di traverso lo stufato di Cordero. Passo la giornata girovagando per le stradine. L’ufficio del turismo non mi dà grandi suggerimenti. Peccato perché con una escursione di sole tre ore si poteva arrivare ad un mirador dove era possibile dare un’occhiata ad un paisaje fantastico: le montagne dai quattordici colori roba da far morire di morbillo quelli di Purmamarca. Humahuaca ha una quantità incredibile di cani simpaticissimi di ogni razza. Ti si appiccicano addosso e non ti mollano mai. C’è il sospetto che abbiano fame ma io preferisco pensare che cerchino compagnia. Appena mi siedo su una panchina arriva un cane che si accuccia sotto e non se ne va finché non me ne vado io. Anche queste sono soddisfazioni. Spero che Billie, la mia pastora australiana, non legga queste note.
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