Quattro disperati su una macchina che ne dovrebbe contenere uno di meno e che sono giunti al limite della sopportabilità umana dopo venti giorni di Cile e quattro di Carretera Austral. Boschi boschi e boschi di lengua e di coigue che almeno sapessi che cosa sono. Ogni tanto un ghiacciaietto da lontano. Tante lagunas, tanti fiumi e non so quanti fiordi. Bello eh? Per carità, tutto bello. Ma ormai Floriana, giunta quasi alla follia (partiva già molto avvantaggiata) fotografa cartelli stradali e cespugli di rosa canina. Ezio piscia ogni cinque minuti e non si sa che cosa.
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La Carretera Austral è la Carretera Austral. Così come Sanremo è Sanremo. Non si discute. Questa versione sudamericana della Salerno Reggio Calabria procede imperterrita chilometro su chilometro e macina pueblos e ciudad come fosse niente. Siamo verso la Fine del Mondo, come ci ricordano continuamente i cartelloni che pubblicizzano il “Chile Mejor”, 6 per 9, come quelli di Berlusconi. Prima o poi arriveremo a Caleta Tortel, niente a che vedere con Rana e con l’Emilia. Non ridete: abbiamo scoperto una città, Capitan Pastene, dove sono tutti italiani o eredi di quei cittadini emiliani (diciannove famiglie) che importarono in Araucaria piadine, pasta e tortellini.
Siamo sulla Carretera Austral, una delle quattro strade più belle del mondo. Ma questa è una cosa idiota. Ognuno dice quello che vuole e forse la Carretera Austral è la più bella del mondo e forse non è nelle prime cento. Io ho cominciato da Ciaitèn e finora direi che è una bella strada, una specie di Salerno Reggio Calabria in perenne costruzione, piena di Caterpillar, di trattori, di operai che trasportano terra e spargono asfalto. Corre quasi sempre, finora, sui bordi di laghi e fiordi. E ogni tanto ci si deve fermare per i lavori in corso.
Chi è che si collega da Mountain Views?
Padre Pio
Chiloè è senza dubbio un’isola, ma non avete idea. Non è una isola come la Sicilia, che è una regione.
Chiesa
E non è nemmeno una isola Come Salina, che è piccola. E’ una isola come in Italia non ce ne sono. Molto ma molto più grande dell’Elba tanto per dare una idea. E’ piena di paesi, ha una capitale, un sacco di case e di strade e di ponti e di traghetti, perché è anche un arcipelago, un pezzo di terraferma e anche tante penisole. A Chiloè, ad un certo punto mi è sembrato di stare in Italia perché ho visto un grande pilone in mezzo ad una canale e due grandi piloni uno da una parte e uno dall’altro. Il ponte sullo stretto di Chiloè. Così, incompiuto, perché la ditta è fallita. Non vi ricorda qualcosa?
E anche Chiloè ce la siamo messa alle spalle. A Chiloè avvengono alcune cose molto importanti. Finisce il viaggio per due del nostro gruppo che debbono tornare in Italia. Annalia e Barbara. Lo sapevamo fin dall’inizio. Ed infatti siccome siamo un gruppo di cinici e di perfidi, le avevamo soprannominate “le poveracce” insinuando che la loro scelta fosse dettata dalla tirchieria. Annalia e Barbara se ne vanno dopo una cena luculliana al Club Nautico di Puerto Montt dove finalmente mangiamo bene: secondo me è la prima volta che succede da quando siamo in Cile.
CENTOLLAS
Cartello in una chiesa di Chiloe
La austral es una carretera democratica
Vi sareste fidati?
Floriana tranquilla
Anna tranquilla
Tutti tranquilli
Claudio tranquillo?