Le cose vanno per le lunghe. Il governo si fa aspettare. Tutti aspettano. Che cosa si aspetta? Dicono: si aspetta l’assemblea del Pd, 21 aprile. No, si aspettano le elezioni regionali in Molise, 22 aprile. E vogliano formare il governo prima delle elezioni regionali in Friuli, 29 aprile. Ma stiamo scherzando? Non sono un mistero i motivi per i quali è difficile formare questo governo, ma è veramente un mistero perché si debbano aspettare i voti dei friulani. E allora io non voglio che venga formato un governo prima della Festa della Repubblica, 2 giugno. E nemmeno prima della finale dei campionati mondiali di calcio a Mosca, 1 luglio. Vabbé, mettiamoci d’accordo. Non si fa nessun governo prima che riaprano le scuole nella provincia autonoma di Bolzano, 5 settembre. D’accordo?
Come direbbe un avvocato azzeccacarbugli, non v’è chi non veda che la situazione politica in questo momento di consultazioni e di tentativi di fare un governo sia piuttosto complicata e vicina allo stallo finale. I veti incrociati non consentono di essere speranzosi. E d’altra parte sono veti abbastanza giustificati. Di Maio non vuole nemmeno stringere la mano a Berlusconi e Matteo Renzi non vuole stringere la mano a Di Maio. Ricambiato. Salvini è talmente contento del successo che stringerebbe la mano a tutti ma ha la palla al piede di Berlusconi. E non lo vuole mollare. Quindi: Renzi-Di Maio no. Di Maio-destra no. Salvini-Di Maio no. Renzi-lega-Forza Italia no. Renzi-Salvini non se ne parla nemmeno. Renzi-Berlusconi non bastano i numeri. Che fare? Elezioni? Berlusconi ha in mano la soluzione. Visto che teme le nuove elezioni come la peste più ancora di quanto le temano i dem, deve riuscire a favorire un governo che lo veda protagonista, anche per non correre rischi come imprenditore preoccupato per i suoi affari televisivi. Ecco la soluzione. Berlusconi favorisce una scissione di Forza Italia. Lui si tiene un piccolo partito personale, con i suoi fedelissimi. E vara un partito di destra guidato dal più leghista di Forza Italia (Giovanni Toti) e dal più berlusconiano della Lega (Roberto Maroni). Chiamiamolo Forza Lega. E’ fatta. Forza Lega-Lega Italia-M5S hanno finalmente i numeri. Di Maio può finalmente fare un governo con la destra (contento lui!) senza dover stringere la mano a Berlusconi che continuerebbe, con un tenue appoggio esterno, a rimanere nel gioco, rinunciando (magari solo a parole) alla leadership della destra, accontentando contemporaneamente Di Maio e Salvini. Chi diventa primo ministro? Beh, fate qualcosa pure voi, io ho fatto già abbastanza.
Dice Matteo Renzi per giustificare la sua decisione di restare all’opposizione: i nostri elettori l’hanno voluto. Sono i nostri elettori che ci vogliono all’opposizione.
Questo è falso e non depone a favore dell’ex segretario Pd che evidentemente ci piglia tutti per sciocchi.
Quelli che hanno votato per il Pd vogliono il Pd al governo. Altrimenti avrebbero votato per Di Maio o per Salvini.
Sono tutti gli altri italiani che non vogliono che il Pd governi.
E allora resta la domanda: che cosa debbono fare i dem?
Debbono fare il bene del Paese, governando con il M5S, oppure debbono fare il bene del loro Partito, restando incastrati all’opposizione?
Facile, e politicamente corretto, sarebbe rispondere: il bene del Paese.
Ma il bene del Paese, per definizione, è il programma del proprio Partito. O qualcosa di molto vicino ad esso.
Se uno pensasse che il bene del Paese è il programma di un altro Partito dovrebbe iscriversi a quel Partito.
Ne consegue, ovvio, che per fare il bene del proprio Paese bisogna fare il bene del proprio Partito.
Se il Pd si alleasse con il M5S, o addirittura entrasse a far parte della Grossissima Koalizione, perderebbe i pochi elettori rimasti e si consegnerebbe alla sostanziale estinzione.
Ma anche nuove elezioni causerebbero la sostanziale scomparsa del Pd.
Ecco che la salvezza del Pd, forse, è proprio un governo M5S-Lega. Con molte probabilità farebbero baraonda in un batter d’occhio e nel frattempo i post comunisti (mi scusino l’offesa) avrebbero il tempo per scegliere nuova nomenclatura e nuove idee (magari tornando a quelle vecchie) e di fatto si riorganizzerebbero.
Quindi do ragione a Renzi (che Dio mi perdoni). Do ragione a Renzi a patto che per il bene del suo Paese e del suo Partito, si tolga di mezzo, si autorottami. Il lavoro che voleva fare lui glielo faranno, gratis, Di Maio e Salvini. E lui non passerà alla storia come l’uomo che ha dato il colpo di grazia alla sinistra.
Qualche giorno fa, sul Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro ha scritto un ottimo articolo sul M5S e sul futuro prossimo della politica italiana. Colpito dal discorso di Roberto Fico, per il suo insediamento al capo del Camera dei deputati, tutto imperniato sulla centralità del Parlamento, Padellaro si è chiesto: che cosa c’è dietro? Non è che…? Ecco appunto: non è che ci siamo tutti scordati che il potere legislativo, cioè il potere di indirizzare la politica italiana, non è del governo, ma delle Camere? Mettiamo che per due o più mesi nessuno riesca a formare il governo. Mettiamo che Di Maio, nel frattempo, presenti una legge sul diritto di cittadinanza, magari un po’ attenuata, che incontri il favore della Lega, mettiamo che la Lega presenti una legge sulla Flat Tax, magari un po’ attenuata che incontri il favore dei grillini, mettiamo che Lega e M5S, insieme, presentino una legge per abolire la riforma Fornero, dirò di più, mettiamo che insieme presentino una legge elettorale per andare a nuove elezioni. Lega e M5S avrebbero i numeri per approvarle. Approvare nuove leggi vuol dire governare. Alla faccia del Pd sull’Aventino, alla faccia di tutti i veti incrociati, alla faccia di chi non vuole Berlusconi, di chi lo vuole assolutamente, alla faccia di chi giudica i grillini incompetenti e i leghisti xenofobi. Se le trattative dovessero andare per le lunghe, dice in sostanza Padellaro, i grillini potrebbero governare anche senza governo. E conclude: mamma mia!
Ma non basta. Leggete quello che ha scritto Matteo Salvini su Facebook. «Via legge Fornero e spesometro, giù tasse e accise, taglio degli sprechi e spese inutili, riforma della scuola e della giustizia, legittima difesa, revisione dei trattati europei, rilancio dell’agricoltura e della pesca italiane, Ministero per i disabili, pace fiscale fra cittadini ed Equitalia, autonomia e federalismo, espulsione dei clandestini e controllo dei confini”. Non notate qual cosa? Che fine ha fatto la flat tax che la faceva da padrona nei programmi della Lega? E’ scomparsa anche lei insieme al reddito di cittadinanza che la faceva da padrone nei programmi del M5S? Potenza della voglia di governare!
Gente, devo segnalare una scomparsa. Intervistato da Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera, Luigi Di Maio, ha elencato le “priorità”: taglio delle tasse, superamento della legge Fornero, welfare per le famiglie, lotta alla disoccupazione giovanile. Non vi pare che manchi qualcosa? Non vi pare che sia scomparso il reddito di cittadinanza? Non vi pare che le “priorità” del M5S stiano sempre più assomigliando al programma della Lega?
I grillini dicono che una cosa sono le presidenze delle camere e una cosa è il governo. Vuoi non credere ai grillini? Però poi purtroppo per loro esistono gli archivi. Avete letto il bel pezzo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera? Gian Antonio è uno che ricorda. E ricorda proprio Roberto Fico che diceva: “Il M5S è un altro mondo rispetto a Salvini. Non faremo mai un accordo sulle poltrone”. Poi aveva anche detto: “Caro Salvini, tra il M5S e la Lega la distanza di visioni, idee e contenuti è siderale”. E un anno fa, ad un Giorno da Pecora, aveva anche detto: “Salvini è una persona scarsamente cresciuta”.
Se tanto mi dà tanto, il governo leghisti-grillini è già cosa fatta.
Maria Elisabetta Alberti Casellati (dopo che Silvio Berlusconi aveva rischiato di scatenare le terza guerra mondiale impuntandosi sul nome di Paolo Romani e dopo che Matteo Salvini aveva rischiato di scatenare la terza guerra punica tradendo Silvio Berlusconi e tirando fuori dal cappello il nome di Anna Maria Bernini, e dopo che Silvio Berlusconi aveva deciso che bisognava fare la pace e aveva ritirato la candidatura di Paolo Romani e dopo che Matteo Salvini aveva deciso di abbandonare al suo destino Anna Maria Bernini) Maria Elisabetta Alberti Casellati, eletta finalmente presidente del Senato per mancanza di altri candidati, ha detto nel suo discorso di insediamento rivolta ai senatori: “ La scelta che avete compiuto eleggendo per la prima volta una donna alla presidenza di questa assemblea…”
La scelta? Senatrice, ha proprio detto la scelta?
Era mio padre, Giuseppe Sabelli Fioretti, giornalista sportivo negli anni venti. La partita era italia-ungheria, esattamente novanta anni fa. Dribbling, rai due (ore 13,30) gli dedica un ricordo oggi. Ciao papà.
“Io faccio ciò che ho sempre sognato di fare, sono famoso come giornalista, come conduttore televisivo, come scrittore, come uomo di teatro, mi sono pure tolto la soddisfazione di andare a Sanremo, sono stato l’unico in Italia ad aver intervistato Roger Waters nel 2017: quando hai raggiunto questi traguardi, quando hai questa fama, fai qualche soldo e non sei manco un cesso – per cui la gente dice “Scanzi deve essere uno pieno di donne”, ed è vero, sono uno che la vita se la gode – è ovvio che ci sono tanti che rosicano”
Andrea Scanzi intervistato da Rollingstones