Ho fatto quasi tutti gli sport possibili durante la mia vita. In tutti, implacabilmente, sono sempre arrivato fra gli ultimi. Corsa campestre, tiro al piattello, sci da fondo, nuoto, tiro a segno. Ultimo, sempre, tranne quando riuscivo ad arrivare penultimo. Ho fatto salto con l’asta e riuscivo a saltare più in alto se non usavo l’asta. Quando facevo salto in lungo non riuscivo a raggiungere la fossa con la sabbia. Non vi sto a dire quando ho fatto delle gare ciclistiche. Mai una gara vinta, in nessuno sport, nemmeno una batteria di qualificazione. Nei centodieci ad ostacoli abbattevo tutti gli ostacoli. Ho fatto dei rally automobilistici, mai vinto uno. Ho giocato a minigolf, una volta arrivai secondo, avevo otto anni.
Per questa ragione sono molto affezionato alle gare di trotto. Me le ha fatte scoprire un collega, Alberto Foà. Ho corso a San Siro, ad Agnano, al San Paolo di Taranto, a Follonica, a Treviso, a Modena, a Montegiorgio, a Trieste. Una stagione entusiasmante durante la quale ho perfino avuto l’onore di conoscere Varenne. L’ho accarezzato e lui, guardandomi negli occhi, mi diceva: “Lascia perdere, non è per te questo sport”. Invece io ho insistito. Ho “rotto” poche volte. Non sono mai arrivato ultimo. Sono arrivato secondo una volta ed ho vinto due volte. Vado molto orgoglioso di questi tre anni in cui ho girato le piste di tutta l’Italia. Sul sulky ho battuto ciclisti (Chiappucci), cantanti (Petra Magoni), politici (Punzi, sindaco di Taranto), calciatori (Boniek), Mi sono tolto soddisfazioni e potrei raccontare belle storie, come quando io e Petra Magoni ci siamo ingarellati (come diremmo a Roma) cosa da non fare mai e infatti, lei non mi faceva passare, io non volevo mollare e siamo stati battuti entrambi. Avventure indimenticabili come quando al cavallo che corre come un matto scappa la cacca e non vi dico che cosa succede. Ma per ora vi risparmio i miei ricordi. Anzi semplicemente li rimando perché so che voi morite dalla voglia di leggere quello che mi succedeva. Per adesso mi limito a segnalarvi i link cliccando sui quali mi vedrete volare verso la vittoria. Vi dico solo che mi chiamavano Babbo Natale, non so perché.
https://www.youtube.com/watch?v=OEWDmqyKqts&list=PLmDkJqImUz9RhUe0NGAGrN2LQ68eeimIF&index=2
https://www.youtube.com/watch?v=Z-dIyQ6P0ZA&list=PLmDkJqImUz9RhUe0NGAGrN2LQ68eeimIF&index=3
Matteo Renzi
Luciano Nobili (renziano)
Matteo Salvini (salviniano)
GIANNI MORANDI (corrente fatti mandare dalla mamma)
da Muin Masri
Avete presente quel tizio che al momento della conta nessuno lo vuole in squadra perché, oltre ad essere scarso a giocare, è pure maleducato e manda tutti a vaffa se non gli passano la palla? Ecco, quello lì il giorno dopo si presenta con un pallone nuovo di zecca tutto suo e il massimo che riesce a fare sono due palleggi scarsi. “Allora, chi vuole giocare con me?”. Ecco, Beppe Grillo, dopo avere portato il suo pallone al governo, si è esibito con due palleggi scarsi, il primo con Salvini e il secondo con Renzi, e ora sta preparando il suo terzo palleggio con i cosiddetti “Responsabili” o “Volenterosi” o “Costruttori” o “Renzi reloaded” o chiamateli come vi pare. Siamo tutti con il fiato sospeso: riuscirà a stupirci ancora e rimanere in partita o porterà via il suo Di Maio? Si accettano scommesse.
Non esiste mascherina che riesca ad imprigionare il naso di Bruno Tabacci.
E’ il farmaco più costoso al mondo. Si chiama Zolgensma. Una sola dose costa 2 milioni di euro. Ma bisogna dire che ne basta una dose per salvare una vita. Basterebbe una dose per salvare la vita di Melissa che ha dieci mesi e una malattia terribile, la Sma di tipo 1, la più grave forma di atrofia muscolare spinale, una malattia che colpisce le cellule nervose della spina dorsale impedendo progressivamente la capacità di deglutire, camminare e respirare.
La Sma colpisce un bambino su 80mila. Il servizio sanitario nazionale fornisce la cura ma solo ai bambini più piccoli di sei mesi. Melissa ne ha dieci. E non è l’unica in queste condizioni. In Italia ci sono altri 13 bambini che hanno la malattia di Melissa. Quattordici famiglie stanno combattendo la loro battaglia disperata. Appelli sui social (hastag #esefossetuofiglio), lettere al ministro Speranza, organizzazione di raccolte fondi milionarie, viaggi all’estero dove le cure non hanno limiti di età.
Accanto a loro è scesa in campo Maria Grazia Cucinotta, che è diventata la madrina della loro associazione e ne parla ogni volta che va in televisione. E soprattutto rivolge appelli a tutte le persone che hanno un minimo di visibilità perché condividano queste storie e facciano sentire anche la loro voce. “Basta la firma del ministro”, dice, “E una iniezione. E si salva una vita”.
Quello che mi chiedo però, come prima cosa, è: può una medicina costare 2 milioni di euro?
da Massimo Puleo
La polizia russa ha arrestato Alexej Navalnj anche per la prossima accusa
Covid19. La Regione Lombardia ha sbagliato: aveva mandato i dati giusti.
da Mario Quaia
E Cerno? Che ne sarà del sen. Tommaso Cerno? A Palazzo Madama impazza il totoscommesse. Dopo il “Sì”, improvviso e inatteso al Governo (“Stasera torno al Pd e voterò la fiducia, Conte mi ha convinto”), sono in molti a interrogarsi sul suo futuro. Giusto una settimana prima era stato categorico: “E’ una porcata, not in my name”. Con Conte nessun feeling: di recente lo aveva definito addirittura “un becchino”. Ovvio che tutti adesso si chiedano: entrerà nella squadra di Governo? Avrà un incarico politico? Approderà in Rai non appena avrà concluso il suo mandato?
Qualcuno ha anche esclamato: Toh, chi si rivede! In effetti, il senatore era finito in un cono d’ombra dopo aver svolto un ruolo da protagonista al vertice di quotidiani e settimanali e come tale finito sotto i riflettori delle tv, ospite più che gettonato. Che è successo, dunque? Crisi di rigetto nei confronti della politica? Chissà…Del resto non aveva mai nascosto le proprie ambizioni: voleva la tv a tutti i costi. C’era anche arrivato su Rai 3 come conduttore del programma “D-day, i giorni cruciali della storia”. Le luci della ribalta lo hanno sempre affascinato. A un amico aveva confidato: “Il mio sogno? Condurre Sanremo”.
Improvvisamente, però, cogliendo tutti di sorpresa, era stato attratto dalle sirene della politica, sua antica passione. Aveva cominciato fin da giovanissimo candidandosi (senza successo) al Comune di Udine con Alleanza Nazionale. Dopo essere approdato a Roma, addetto stampa del sottosegretario Fabris (Udeur), aveva staccato la spina accostandosi al giornalismo. Un campo che si è rivelato il suo habitat ideale: colto, preparato, poliedrico (parla il romeno, è stato dirigente nazionale dell’Arcigay), e capace di grandi intuizioni si è ben presto distinto al Messaggero Veneto. Da lì all’Espresso dove diventa vicecaporedattore, poi il ritorno a Udine come direttore dello stesso Messaggero. Fa un buon giornale anche se la sua presenza a volte deborda: lo dirige da protagonista e le foto e le notizie che lo riguardano si contano a iosa. Sa che può contare sull’appoggio di Carlo de Benedetti che lo apprezza.
Dopo un paio d’anni di nuovo a Roma, alla guida dell’Espresso e nel 2017 ai vertici di Repubblica, come condirettore. Dura però poco. Qualche mese e lascia il giornalismo per la politica. Nel 2018 si candida al Senato con il Pd e viene eletto nel collegio di Milano. Due anni dopo annuncia la sua adesione a Italia Viva ma cambia subito idea e passa dal Pd al gruppo Misto. Il resto è storia di questi giorni. Ma il punto interrogativo resta: ha solo 45 anni, cosa farà da grande?