da Livia Orti, Roma
La cosa più sconcertante di tutto questo teledolore trasmesso a iosa in Tv sono i servizi dei giornalisti che non si limitano a raccontare i fatti ma sentono il dovere di intervistare le persone affrante e disarmate di fronte a queste catastrofi. E allora via con le domande: “come si vive in una tenda?” (io avrei risposto fai la prova poi mi dici), “ha avuto paura?” (che rispondere? no mi sono divertita tanto tanto) e poi “ha salvato anche l’uccellino?” (doveva lasciarlo morire?) e bla bla bla. E allora ha ragione quel signore che ha scritto di preferire di non ascoltarli, che è meglio prendere coscienza del disastro, e riflettere da soli perchè l’idea che certi giornalisti siano pagati per esseri così miseramente sazi di ovvietà tanto da distribuirla in questo modo, da essere cosi poveri intellettualemte e spiritualmente da pensare che la gente vuole questo tipo racconto, mi fa veramente inorridire quasi quanto le catastrofi.
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