da Primo Casalini, Monza
Garantisco sulla testa della mia amata e nerissima gatta Fascistona (di nome e di fatto), che la frase sul fare del bene non mi piaceva anche prima di leggere il nome dell’autore. Tutti noi, ogni tanto, abbiamo avuto l’esperienza di “stare veramente bene dentro”, quel senso di appagamento senza che nessuno ci abbia pagati. Lo stato di grazia: un satori sportivo, woytilesco, e chi più ne ha più ne metta. In quel momento, chi entra in rapporto con noi lo avverte, e sta meglio pure lui. Gesù, ragazzo molto sveglio, lo dice pure nel Vangelo, col confronto fra Marta e Maria. Milano è piena di gente che fa del bene, dalla tazzinetta benefica alla Befana del vigile. C’è, a volte, un volontarismo usato come scorciatoia risolutrice dei propri problemi. Così, il panino che danno non è gratis, perchè chi lo riceve lo fanno sentire in debito. E nessun debitore ama il creditore. Da cui, la ricorrente deprecazione: “Una buona azione non rimane mai impunita”, tipica di chi dà panini in cerca di gratitudine. Mentre chi sta bene dentro, non ha bisogno della coperta di Linus della gratitudine, ed il panino lo dà gratis. Ma come si fa a star bene dentro? Suggerirei la considerazione di un mio amico: ci sono due tipi di problemi, quelli risolubili e quelli irresolubili. Quelli risolubili sono i problemi veri, gli irresolubili sono i falsi, di cui ogni dì ci oberiamo da soli. Fine dell’omelia.
Nessun commento.
Commenti chiusi.