da Manuela Faccani, Ravenna
Belle e impossibili. Levigate, truccate, standardizzate, normalizzate a rappresentare la bellezza come la pensiamo noi occidentali. Anche le orientali, le africane, sono belle allo stesso modo, a soddisfare gli occhi e le fantasie esotiche del maschio occidentale. Corpi di donne, ad esportare mirabili sorti e progressive, coca cola, cellulari, play station, con tutto il loro contorno di cafonerie.Uomini brutti, sporchi e cattivi, sessuofobi e – molto probabilmente – sessuomani, offesi da quei corpi, ancorché decentemente ricoperti, scatenano l’inferno e uccidono per le strade. Uccidono per difendersi da quei corpi di donna che rappresentano tutto ciò che li tiene nella povertà e nella soggezione; e per difendere il diritto a tenere nascosti i corpi delle loro donne, di lapidarli per futili motivi, di farli a pezzi senza tanti complimenti.Uccidono con la rabbia inconsapevole del troppo povero, e con l’arroganza del troppo potente.Fra i due mondi, corpi di donna, troppo scoperti o troppo coperti, inesorabilmente destinati ad essere simbolo di altro da sé.
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