di Alessandra Comazzi, sulla Stampa
FORSE non tutti sanno che: Manzoni li sciacquò in Arno, con la P, i piedi; l´animale in braccio alla dama dipinta da Leonardo, con la E, elefante; il politico detto «il grande timoniere», con la M, Mastella; era greco e ballava in un film, con la Z, Zorro. E ancora: era famoso quello di Dedalo, con la L, lungomare; così era detto D´Annunzio, con la V, water; era «a sonagli» quello di Pirandello, con la B, boa; l´organo con cui respirano i pesci, con la B, borchie; il significato della sigla UBS, Unione Banchieri Sardi; mangia di tutto, con la O, Oriettaberti. La quale Orietta Berti, interrogata a sua volta su questo tema: oltre a quello di Sanremo c´è quello di Saint Vincent, con la C, rispose: disco per l´estate. Sono alcuni degli splendidi errori che i perfidi autori televisivi Andreini-Di Stefano-Borghi-Buscemi-Pellicano hanno raccolto in anni di duro e paziente lavoro e adesso pubblicato in un librino edito da Baldini & Castoldi, collana «Le formiche», titolo Pazzaparola, sottotitolo «Gli strafalcioni più geniali sentiti in tv», prezzo 7 Euro. Trattasi di prezzo equo che consente al lettore un´oretta di sano divertimento: al lettore e alla sua famiglia, amici, parenti, colleghi di lavoro. Perché l´agile volumetto prevede una esposizione collettiva, e non una solitaria, sia pure divertente, meditazione. A chiunque sfogli Pazzaparola vien voglia di comunicare, di trasmettere ad altri, e ad alta voce, la propria risata. E questo è pure un modo di sentirsi superiore a chi va in tv e partecipa ai quiz, concorrenti comuni e cosiddetti «vip», i quali, vittime di fretta, sana ignoranza, cortocircuiti mentali, rendono possibile quest´antologia di esilaranti risposte. La fonte benemerita è il Passaparola condotto da Virginio Scotti, detto Gerry. «I quiz televisivi – annunciano gli autori – oltre ad aver fatto conoscere a tutti i telespettatori dei veri e propri mostri di intelligenza, hanno anche divertito il pubblico con strafalcioni clamorosi, errori originali, svarioni che nessun autore comico avrebbe mai potuto immaginare». Quando si tratta di piccolo schermo, anche gli indovinelli sono come gli sceneggiati: la fantasia è sempre scavalcata dalla realtà. In televisione se ne sentono tante: parole straniere pronunciate male, parole italiane storpiate, con gli accenti sparpagliati qua e là in modo affatto causale; frasi sgrammaticate; congiuntivi dimenticati; sintassi improbabile. Nel reparto «rimpianto del tempo passato» c´è un ampio scaffale dedicato alla grande cura che una volta, signora mia, la televisione italiana, che aveva finalità educative, prestava alla proprietà del linguaggio, alla pertinenza degli aggettivi, alla dizione perfetta di annunciatori, presentatori, conduttori. Adesso, in epoca di mutande e di chimere, di liti e parolacce, la koiné liguistica televisiva ha imposto i suoi modelli gergali; i quiz hanno imposto, creandovi sopra il divertimento, i personaggi impreparati. I quali, come dimostra Pazzaparola riescono a sconvolgere con imperturbabile equità storia, letteratura, geografia, attualità, zoologia, e a sostituire l´arida «risposta esatta» di bongiornesca memoria con ardite invenzioni zampillanti fantasia. In fondo, che cos´aveva «di seta blu», il grande Modugno, nel suo «Vecchio frac», con la P? Ma è ovvio, il paltò. E se questi bizzarri di autori chiedono «come si chiamava il piede metrico della poesia greca», con la G, è normale che si sentano rispondere: «gelone». Così imparano.
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