da Filippo Facci
Anni di giornalismo e non ho ancora capito se io sia di destra o di sinistra, eppur confesso: a me quelli come Alessandro Ceratti, di destra magari estrema, mi ci faranno diventare. Che razza di esemplare, che archetipo: le opinioni possono essere più o meno condivisibili – dice – a seconda della fonte che le esprime, non a seconda di quel che effettivamente esprimano queste opinioni; io per esempio scrivo sul Giornale, pura merda, ma se gli dicessi che in passato ho scritto anche su l’Unità e su Repubblica – come è vero – gli cambierebbe qualcosa, a questo livoroso signore? In peggio, vi è da ritenere. E non lo sfiora l’idea che io possa esprimere un’idea semplicemente dove me la facciano esprimere, e che un’idea ‘di sinistra’ o ‘bipartisan’ espressa su un giornale di destra valga dieci volte tanto. E così pure su questo sito, che ridonda di gente in consonanza con Ceratti: ma forse lui preferirebbe la compagnia di gente che si liscia il pelo esclusivamente per il verso giusto.Un inciso. Secondo Ceratti – ma questo è già un altro discorso, più complicato, e anche qui non mi aspetto certo consensi – non solo le fonti qualificano diversamente un’opinione, ma anche spaccare la testa a un interista è meno grave che spaccare la testa a un ebreo o un negro: e invece sapete che vi dico? Secondo me no. Per niente. Almeno non penalmente, che è ciò di cui si discuteva. Per me una testa spaccata è una testa spaccata, un assassino è un assassino, un morto è un morto e un cretino è un cretino. Informazione finale: le cose ‘bipartisan’ che ho scritto sui no global, opportunamente ampliate, sono diventate l’editoriale di apertura del Giornale di domenica. Credete pure che sia stato facile, se vi garba.
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