da Primo Casalini, Monza
Le interviste di Sabelli Fioretti io le leggo volentieri. Le trovo intriganti, ed “intrigante” ha un significato ambiguo: sa di combine, ma anche di sottigliezza, che è comunque una virtù intellettuale, anche se adoprata ne’ trivi e, peggio, nelle cantinette in stile con tavoli fratini e sedie savonarola. Del suocero di Italo Svevo, il Veneziani, si dice che assumesse gli operai solo se superavano un test “alla rovescia”, cioè più tonti erano, meglio andavano. Il tutto per proteggere i brevetti delle vernici sottomarine: uno sveglio era più esposto a capire le composizioni ed a propalarle ai concorrenti. A volte Sabelli mi par condurre una operazione analoga, ed usa, per riuscirci, un inevitabile ingrediente di complicità collusiva, di adulazione sia pure ironica. Fermandosi sempre un attimo prima del precipizio. Così ottiene il suo scopo: siamo più incuriositi dalle sue domande che dalle risposte della avventurata di turno.
Furbo il Casalini. Di altro non posso parlare, segreto professionale, ma sulla complicità collusiva, sull’adulazione sia pure ironica, ci ha beccato in pieno.(csf)
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