da Piergiorgio Welby
…è di oggi un articolo dell’Avvenire che, ingenuamente e spudoratamente, spiega l’avversione delle gerarchie ecclesiastiche per la RU 486. Il concetto è questo: ” Se l’aborto è cruento e doloroso quelle bestioline immorali che sono le donne ci penseranno due volte prima di ricorrervi…invece se l’aborto è indolore e incruento …” riecco che torna a galla il vecchio sistema: bastone e carota!…il dramma dell’aborto svuotato di ogni problematicità, di ogni sofferenza interiore, di ogni soppesata riflessione e dolorosa decisione. Il dolore fisico diventa la giusta punizione per la colpa commessa.Ma dietro questa concezione buia e arcaica del peccato si nasconde una ipocrisia di fondo, il rifiuto per una informazione capillare e mirata sulla contraccezione , e la contrarietà anche verso la pillola del giorno dopo. Nel Lazio i consultori non prescrivono la pillola del giorno dopo e, su richiesta del Vaticano, moltissimi ginecologi non la prescrivono dichiarandosi obiettori…ed allora quale è il vero bersaglio di queste proibizioni? Sorge un dubbio: non è l’aborto che si vuole colpire ma è la vita sessuale, le scelte personali, insomma…è il solito spauracchio di una sessualità pienamente vissuta che indigna e spaventa gli Sgreccia ed i suoi epigoni.
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