da Alessandro Favilli, Narni (Tr)
Ho seguito con molta attenzione e soprattutto interesse il dibattito che si è sviluppato nelle ultime settimane sulla questione Tangentopoli, scatenata dalle dichiarazioni rilasciate a Michele Brambilla da Claudia Moroni, figlia del primo “suicida eccellente” nonché deputato del P.S.I..Quello del suicidio di Moroni fu il primo fattaccio al quale purtroppo seguirono altri, la punta di un iceberg che avrebbe fatto emergere storie ancora più raccapriccianti.Il “botta e risposta” tra Sabelli Fioretti e Stefania Craxi, Paolo Cirino Pomicino e Gianni De Michelis non poteva passare inosservato ai miei e agli occhi di quelle persone che come me, (purtroppo) hanno avuto stretti amici e parenti schiacciati dalla caccia alle streghe, scatenata nei primi anni novanta, solo perché legati ad un partito. Naturalmente tutte le persone di mia conoscenza, da me prima annoverate, furono poi giudicate innocenti e da qui nasce la mia polemica.Tanto si è detto, tanto si è discusso e la mia intenzione non è certo quella di spendere ulteriori parole sul “cosa” sia accaduto. Quello che invece vorrei vedere è una presa di posizione da parte dell’”inconvincibile” Sabelli Fioretti sul “come” furono portate avanti le inchieste.Sarebbe ancora più piacevole avere la sicurezza che le indagini del giornalista, venissero portate avanti (finalmente) su testimonianze dirette di chi è passato tra le mani del “Pool Mani Pulite”, arrivando però fino alle più piccole realtà. Sì, perché è facile ricordare nomi altisonanti come Craxi, Pomicino, Moroni, De Michelis ma, senza nulla togliere, è ora di fare luce anche in quelle piccole realtà comunali dove persone innocenti hanno pagato, ma senza destare abbastanza scalpore perché protagonisti di vicende di paese, ma pur sempre vittime.Per quale motivo il modus agendi di Sabelli Fioretti si rivela giustizionalista contro chi ha sbagliato e disinteressato sul “come” vennero portate avanti le inchieste? Per quale motivo non ha incontrato in una semplice intervista, com’è solito fare, un personaggio rimasto coinvolto nelle vicende Mani Pulite e poi giudicato innocente con formula piena dagli stessi giudici di cui non tarda a lodare l’operato? Perché non chiede a questi testimoni diretti come venivano portati avanti gli interrogatori, che metodi usassero i giudici per far venire a galla quelle che chiamavano verità (famoso il metodo Di Pietro), quando spesso non erano altro che dichiarazioni nate dalla disperazione di un uomo stanco del carcere preventivo? Perché non prova a passare uno, due, tre, quattro mesi in carcere per poi essere scagionato perché, leggendo le sentenze, “non sussisteva il fatto”? Si è mai chiesto cosa si provi ad essere etichettato come un ladro, magari in un paesino di provincia, nonostante l’assoluzione?La mia non mi sembra una richiesta assurda, chiedo solo di ponderare anche questo lato delle vicende, magari per essere smentito ma sempre con dati alla mano. E chissà che anche Sabelli Fioretti dalla sua posizione d’intransigente, non si convinca che in qualche caso – non pochissimi a mio avviso – diversi uomini hanno sofferto ed hanno visto seriamente messa in pericolo la loro dignità da chi preferiva strillare crocifige invece che ragionare dopo la sentenza.Insomma, in Democrazia è giusto che chi sbaglia venga punito ma se andiamo a valutare i fatti veramente sotto tutte le ottiche, ci si potrebbe anche accorgere che forse la cura si rivelò più grave del male.
Caro Alessandro, io mi sono limitato a contestare a Chiara Moroni alcune asserzioni che ritenevo infondate, tipo che Craxi fosse stato condannato perché non poteva non sapere, che avesse “rubato” solo per il partito, o che il pool di Mani Pulite avesse risparmiato i politici del Pci-Pds. Lei ritiene che questa mia posizione sia “intransigente”? Comunque, visto che lei affronta un altro argomento (e cioè se i giudici si siano comportati bene o male) le dirò la mia opinione. Io credo che a comportarsi male siano stati quei politici e quegli industriali che avevano organizzato il sistema delle mazzette denominato Tangentopoli. Sono stati molti gli indagati, molti gli arrestati e molti i condannati. Ci sono stati anche molti assolti, è vero. Ma è sempre così, fortunatamente. Il sistema della giustizia funziona in questa maniera. I magistrati inquirenti raccolgono indizi e prove e quando ritengono che siano sufficienti rinviano a giudizio. A questo punto intervengono i magistrati giudicanti che assolvono o condannano. Le assoluzioni non sono, a mio giudizio, la prova di una persecuzione, ma, al contrario, sono la prova che la giustizia funziona e che non basta l’intervento delle procure per condannare una persona come succede spesso in regimi totalitari. Lei conosce sistemi alternativi? Degli innocenti hanno avuto la vita rovinata? Può darsi e questo è sicuramente un dramma. Ma che cosa dovrebbero fare i giudici? Non esercitare l’azione penale? E allora che cosa ci stanno a fare? Ultima domanda: innocenti in galera, purtroppo, ce ne finiscono e ce ne sono finiti e ce ne finiranno sempre. Perché protestiamosolo quando ci finiscono i potenti, i politici o gli amici? (csf)
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