da Primo Casalini, Monza
Sabelli Fioretti, l’umana simpatia verso Filippo Facci le fa onore, ma non credo sia la più appropriata chiave di lettura. Il Facci l’avevo già sgamato al tempo dei satori. Ricorda? Creava dei koan inesistenti: TG1 vs TG5, ad esempio, o Peppone vs Don Camillo. Che poi sono l’istessa cosa, e la risposta ha da essere “gerani nel terrazzo”. Nel suo articolo non vedo gerani, nè anemoni, nè begonie, ma il perseguimento di un obiettivo: Boccassini-Previti= 0 a 0. Una qualche differenza fra le due squadre io la noto. Ma si sa, il 14 settembre non ero alle prese con registratori, canovacci, Barbera e pesce, natura morta degna di Bacon. Cercavo invece una girandola a righe bianco-azzurre, ricomparsa qualche giorno dopo per mano di una gentile amica. A Previti dello sfogo del Facci non importa, proiettato com’è verso un solo obiettivo: indovini quale. Anzi, gli seccherebbe pure una immagine diversa da quella consolidata negli anni, che impropriamente il Facci cerca di addolcire, malgrado il Barbera. E’ un duro mestiere quello di mettere d’accordo la capacità di scrittura (esistente fuor di ogni dubbio), con l’appartenenza editoriale, la giovine età (gran bella cosa!), l’ambizione vigorosa ed il desiderio di essere stimato a trecensessanta gradi. Il satori di tutto ciò è il frondismo del Foglio: ossequio di sostanza ed aceto superficiale. Molti continueranno ad abboccare alla lenza di Mastro Ferrara, capace di pubblicare per esteso sul Foglio il recente discorso di Berlusconi in parlamento. Ma chi l’ha scritto quel discorso? Balzac stupirebbe.
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