da Giulia Poli
Hai mai visto l’Angelus di Millet? L’immagine dei due contadini che si fermano la sera dopo la faticosa giornata sui campi era ed e’ oggi sempre di piu’ il simbolo di una vita, come quella campestre, legata alle stagioni, al levare e al tramonto del sole, al rispetto dei ritmi e dei tempi della natura e dell’uomo, che col tramonto del sole smette di raccogliere dal campo, ma che allo stesso tempo riconosce il tempo a Dio e si ferma a pregare. Millet faceva allora un’implicita denuncia contro la meccanizzazione della fatica umana che la rivoluzione industriale aveva portato, sconvolgendo il ritmo della vita dell’uomo, portandolo ad andare oltre ogni stagione.L’immagine dei suoi pastori mi ha ricordato questo bellissimo dipinto.Immagine bucolica, che anche Tibullo decantava nella Pace della vita campestre: “Divitias alius fulvo sibi congerat auro/et teneat culti jugera multa soli…” ..”Altri accumuli per se’ ricchezze d’oro splendente e distese enormi di terreni….” A lui, Tibullo, bastava la pace del focolare e il pasto frugale, il sonno tranquillo di chi non deve sempre pensare a come generare ulteriori guadagni o proteggere la ricchezza.
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