da Piergiorgio Welby
“E’ sbagliato non utilizzare il primo stadio embrionale per la ricerca biomedica. A 16-18 giorni di vita è difficile distinguere un embrione umano da qualunque altro, in particolare non vi si nota l’esistenza di un sistema nervoso”. Lo ha detto il neurofisiologo Michael Gazzaniga, chiamato di recente dal Presidente Bush a fare parte della Commissione Bioetica USA. Per un altro scienziato americano, Walter Freeman, direttore del laboratorio di neurofisiologia dell’Università della California: “Bloccare la ricerca sugli embrioni è un disservizio all’umanità”. In Italia il senatore Riccardo Pedrizzi ha risposto: “Vorremmo sapere chi ha consigliato a Bush questi consiglieri: se ne scelga altri.” Per l’esponente di AN, il genoma umano è la prova che “l’embrione è uno di noi e non si può uccidere un essere umano per curarne un altro”. A Gazzaniga, membro dell’Accademia americana delle arti e delle scienze, viene riconosciuto il ruolo di “pioniere delle neuroscienze cognitive”. Pedrizzi invece è solo un funzionario di banca, un po’ arrogante. Senza mancare di rispetto ad una professione che però di genoma e cellule poco ne sa, verrebbe da dire: a ciascuno il suo! (Massimo Lensi)
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