da Alessandro Ceratti
Dare una definizione di “essere umano” è un pasticcio. Dire che l’uomo è un “animale razionale” esclude rapidamente migliaia di pazzi e di handicappati . E giustifica ipso facto la soppressione degli inadatti di hitleriana memoria. E in particolare elimina dal novero degli eletti tutti i bambini neonati fino ad una certa età. Bisogna tentare altre definizioni. E tuttavia questa definizione è logicamente più consistente e significativa di quella che Welby implicitamente propone: perché un uomo sia tale bisogna per lo meno vederlo ad occhio nudo. Certo, è emotivamente più semplice sopprimere un gruppo di cellule che un corpo sviluppato, ma è solo una questione emotiva. Allo stesso modo è emotivamente più semplice sganciare una bomba atomica che ucciderà migliaia di persone che sgozzarne un paio con le proprie mani. Di fatto siamo nei guai, non siamo veramente in grado di fornire una definizione di essere umano soddisfacente. Io ci ho pensato molto e non sono mai riuscito a salvare capra e cavoli. Concretamente gli embrioni sono delle “entità” che messe nelle opportune condizioni, si svilupperano per formare un essere umano. E queste condizioni sono molto semplici da riprodurre (l’impianto nell’utero di una donna). C’è un proverbio che dice: “se son rose, fioriranno”. Gli embrioni, opportunamente innaffiati, fioriscono.
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