da Piergiorgio Welby
«E’ un gesto disperato dettato da tantissimo amore».Amore: parola magica che tranquillizza le coscienze e rasserena gli animi. Amore: sentimento ambiguo che tutto giustifica e tutto consegna ad una dimensione impenetrabile e salvifica. È stato un gesto d’amore! Recitiamo compunti e mesti l’ipocrita giaculatoria e cambiamo canale mentale, pensiamo ai casi nostri.Un padre e un figlio rinchiusi nel labirinto della malattia che non ha risposte, di una rassegnazione che non ha domande. Quali domande poteva, quel padre, porre ai medici? Quali domande avrà posto? Io posso immaginarlo, anche voi potete. Io posso anche immaginare le risposte, anzi le non risposte che gli avranno dato, posso anche immaginare i suoi pensieri mentre guardava il torace del figlio alzarsi e abbassarsi al ritmo algido del ventilatore polmonare. Quei pensieri lo hanno ucciso, quei pensieri LI hanno uccisi, la colpa non è del destino, né del caso, la responsabilità è tutta nelle risposte mancate, nei silenzi, nell’impossibilità di consegnare il figlio ad una dolce-morte e se stesso ad una umana rassegnazione. Facciamoci carico delle nostre responsabilità: se si continua a negare l’eutanasia agli SVP non si può ipocritamente incolpare l’amore di una tragedia evitabile.
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