da Antonio Bozzo
Gita “non è mai troppo tardi”, ovvero educational (gratis!!!) giornalistica un po’ di anni fa, con cacarella di ordinanza e attacchi feroci sul bus verso i monti dell’Atlante. Passeggiata a dorso di cammello – non so mai che differenza c’è tra lui e il dromedario – nel sud marocchino, verso il Sahara ex spagnolo: calura, puzza di gobba arrostita, di cuoio bisunto e sabbioso. Spiaggia lunghissima ad Agadir, ma un freddo becco: Agadir è risorta da un terremoto micidiale, ed è piena di turisti come una triste Marbella. Danza del ventre noiosissima in un locale di Marrakesh, mangiando cibi infernali e stopposi, caprette o che so io, pecore forse (mal di testa, cacarella evitata). Cianfrusaglie nel suk, alla ricerca di regalini: borsette macilente, finto zafferano, perlucce, babbucce plasticate. Però bello, non c’è che dire: ci sono anche gli incantatori di serpenti rincoglioniti come bisce ubriache. Poi Casablanca, per uno scambio d’aereo, ma di Bogey e Ingrid neanche il ricordo: puzza di kerosene, sera limpida e ventosa, altro che nebbia. Fermiamoci qui, adesso che di marocchino bevo solo il caffè (una volta con la Folliero: lei sì che farebbe una superlativa danza del ventre!). E devo dare ragione all’Urso sospettoso: non è che csf sente le voci di Canetti sfogliando un libro davanti alla stufa di ceramica del suorifugio trentino? Mah, chi se ne frega. Adesso che L’Espresso della buona e brava Hamaui ha sdoganato il bloggismo, siamo tutti felici. Alla prossima duna di miele…
Io so finalmente riconoscere un dromedario da un cammello: dromedario è auello che tu chiami cammello e viceversa (csf)
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