Con chi debbo prendermela questa settimana? Con Daniela Santanché? Con Minzolini? Con Giovanardi? Solo l’imbarazzo della scelta. Ma sarebbe troppo facile. E di fronte alle cose troppo facili bisogna tirarsi indietro. Bisogna invece avere il coraggio di affrontare i reali problemi della nazione. E uno dei reali problemi della nazione è il seguente: ma perché Fabrizio Cicchitto non ne azzecca mai una? Ricordo ai giovani chi è Cicchitto. O meglio chi era. Era uno dei leader della corrente lombardiana del Psi, un gruppo di persone per bene, motivate, impegnate. Ixdealisti. Niente a che vedere, tanto per capirci, con la successiva deriva craxiana. Poi incappò nella P2. Piangente davanti a Riccardo Lombardi disse che si era iscritto alla loggia di Licio Gelli per paura. Ma non disse mai per paura di chi. Dalla sinistra lombardiana saltò in Forza Italia fino a raggiungerne i vertici. Da lassù non ha mai perso occasione per sentenziare e fare la morale. Con cipiglio, certezza di sé, fermezza. Ed eccoci ad oggi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio propone ai parlamentari di sottoporsi spontaneamente ad un test antidroga. Chi dice bene, chi dice male, chi ci va (pochi), chi ignora l’iniziativa. Lui, Cicchitto, dimentica che è una iniziativa di un suo compagno di partito e dice che è una conseguenza degli attacchi a Berlusconi. Dopo Berlusconi noi, dopo noi, voi, verso una sorta di orwelliana fattoria degli animali. E’ fatto così Cicchitto. Non si accontenta di fare quello che vuole. Vuole anche che gli diamo ragione. Tutte le mosche
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