da Piergiorgio Welby
‘Izena duen gutzia omen da’ (tutto ciò che ha un nome esiste) così dicono i Baschi da che mondo è mondo…ma qual è il nostro nome? L’oscuro ideogramma del prigioniero, in nome ineffabile del ‘Vagabondo delle stelle’ il geroglifico esoterico che sempre rimanda ad altro e ad altro ancora…circolare perfezione del labirinto-prigione. Aspettiamo che scenda la notte e lanciamo, come dardi avvelenati dal sangue del centauro, i nostri ricordi stellati verso Rigel e Betelgeuse…e oltre ancora…inseguendo l’onda anomala di un indifferente Big-Bang ci schiantiamo ai piedi di un dio analogico, illogico, tecnologico, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe il Dio della fedeltà alle promesse fatte ai padri, il Dio che ci assiste nella storia…il Dio di Auschwitz. IDOLO amorfo e antropomorfo scolpito dolorosamente nella coscienza…eppure tutto sembra andare ancora, meccanismo autogovernato… nessun porto ove riparare… ma a cosa serve se tutto è perduto… le galassie continuano a roteare sospese sull’abisso…non saranno le nostre urla di disperazione a fermarle…tanta vale cogliere il ritmo cosmico della loro danza e lasciarsi irretire dall’estasi…al di là dell’anima assolutamente mortale dell’uomo c’è la sua eterna fisicità a redimere il vano tentativo di sondare l’universo.Noi esistiamo e continueremo ad esistere nonostante tutte le teologie, le ideologie e le tecnologie e torneremo a sognare il Piacere d’esistere, torneremo a desiderare il Piacere dell’Esistenza ed a sognare di nuovo la Realtà, cioè a crearla, a plasmarla ancora una volta a nostra immagine e somiglianza. E sarà certamente una gran bella Realtà
Auguri ad Adriano(csf)
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