Mario Capanna al telefono, con quella sua vociona inconfondibile. Sono passati anni dall’ultima volta che ci siamo visti. Era a pranzo, a casa mia, via Orti, a Milano, la via dei ladri. Ultimi anni Settanta, cascami del 68. Adesso abbiamo figli grandi, barbe, capelli bianchi. Lui abita ancora a Milano, è ancora di sinistra, anche se questa sinistra gli piace poco, ha alle spalle anni di Parlamento, quando può corre in Umbria a guardare i suoi tre alveari. Io non abito più a Milano, sono passato attraverso Genova, Bologna, Brianza e adesso me ne sto in montagna, con orti, cani, gatti. Sono ancora di sinistra anche se questa sinistra mi piace poco.Mario verrà venerdì qui a Lavarone, al Centro Congressi, a presentare il libro che ha curato (“L’uomo è più dei suoi geni”,la verità sulle biotecnologie, Superbur, 7,49 euro)e che contiene le sue riflessioni su clonazione, cibi trasgenici, ingegneria genetica. Ci rivedremo, da reduci, ceneremo insieme, ricorderemo il non più ricordabile. Ma quello che mi ha fatto più impressione nella lunga chiacchierata che è finita qualche minuto fa e che servirà per l’intervista che sarà pubblicata giovedì sull’Adige, è l’incredibile entusiasmo che ancora ci spinge, lui nel rinnovato impegno politico io in quello giornalistico. Lui che vuole salvare il mondo, io che voglio raccontarlo. Il tempo non passa mai? No, se hai voglia di vivere.
Claudio Sabelli Fioretti
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