da Alessandro Di Marco
C’era un tempo, in cui, sollevare il benché minimo dubbio sull’opportunità di aderire fin dalla prima ora alla moneta unica europea garantiva, all’istante, la condanna morale, ideologica e l’indignazione della società civile; rievocava tendenze autarchiche impopolari e anacronistiche al giorno d’oggi. Un po’ come quegli inglesi che con il loro snobismo flemmatico ancora adesso si dibattono nello sfiancante esercizio di procrastinare il “momento”, continuando ad infliggersi danni economici di incommensurabile valore. Qualcun altro rispondeva: “l’Euro non è abbastanza forte perché è ancora una moneta virtuale…” Poi, un giorno, la moneta da virtuale è diventata reale, il nostro potere d’acquisto è rimasto invariato, non ci sono state sperequazioni né speculazioni perché tutto è stato gestito oculatamente e chi aveva remato contro fino a quel momento, si è dovuto ricredere. Ora poi, c’è anche la parità col dollaro che però alcuni esperti, in maniera un po’ sospetta provano a valutare negativamente, cercando di farci bere la storiella che: “In realtà questa cosa ci danneggia perché la politica protezionistica degli Usa in risposta alla parità tra le due divise fa contrarre le importazione dall’area dell’Euro ecc…”. Insomma, propaganda e basta. E pensare che quei fessi degli inglesi ancora ci pensano…
Nessun commento.
Commenti chiusi.