Non si riesce sempre a far andare le cose come si vorrebbe. Al decimo tentativo di Annette di trascinarmi in cima alla Montagna delle Felci, in un attimo di disattenzione, ho detto sì. Gabriella si è inventata un riacutizzarsi della broncopolmonite doppia, Valeria ha detto che non si poteva lasciare Gabriella sola (in realtà Nuccio le fa una corte spietata, l’ha perfino chiamata “professoressa”). Così io ed Annette abbiamo preso il pullmino e siamo andati fino a Val di Chiesa da dove inizia la salita. Al polso sfoggiavo ilmio orologio-altimetro che, quando segnava, in cima, 1050 metri ho cominciato a pensare che funzionasse mica tanto bene visto che la montagna è alta 962 metri. Tutto bene fino alla vetta. I guai sono cominciati in discesa, dalla parte di Lingua, sotto il sole, attraversando un bosco tutto nero per un vecchio incendio, dove sono praticamente entrato in coma. Durante il coma mi è ritornata in mente l’intervista a Luciano Pavarotti su Repubblica (autore Giuseppe Videtti) in cui il tre-tenore diceva: “Proprio qui, davanti a quella piscina, mi scattarono una foto orribile con tutte le pieghe della pancia in bella mostra. Per ritirarla dal commercio dovetti sborsare 37 milioni di vecchie lire, parliamo di 25 anni fa”. Sono uscito dal coma velocemente con un’idea. Qualcuno vuole venire a fotografare le mie pieghe sulla pancia?Non so come sono arrivato a casa. Talmente distrutto che sono piombato a letto svegliato da Solibello e Cirri che volevano a tutti i costi che facessi Caterpillar. Dio solo sa come, ho detto in trance le mie solite pirlate e sono tornato a letto. La prova che non stavo bene è che ho mangiato solo una pastasciutta e come secondo mi sono fatto un piatto di piparelli (si, si chiamano piparelli, non si chiamano pirlacchiotti, smettetela di scrivermi, ho capito, si chiamano piparelli, maestrini che non siete altro) pucciati nella malvasia. E adesso me ne vado a letto per la terza volta.
Claudio Sabelli Fioretti
PS. Ieri c’era la partita. Gabriella ha detto che non le interessava e che comunque una con la broncopolmonite doppia non guarda Italia-Ecuador. Annette ha detto che una persona intelligente con guarda Italia-Ecuador anche se ha bronchi e polmoni sani. (Avete notato quanto sono noiosi quelli che dicono che loro non guardano le partite, che loro quando ci sono i mondiali si sintonizzano sul terzo e ascoltano per trenta giorni solo i concerti brandenburghesi?). Insomma a vedere Italia-Ecuador ci siamo andati solo noi uomini, io e Valeria. Siamo andati al nostro solito ristorante, il Delfino. Della partita non gliene fregava niente a nessuno. Erano tutti affogati nelle impepate di cozze e nei totani alla malvasia. Così, al settimo, mentre Vieri segnava il primo gol, io e Valeria abbiamo visto semplicemente uno spettacoloso fritto di calamari e gamberi, e al 27°, in occasione del secondo gol di Vieri, ci siamo goduti l’arrivo di un piatto fumante di triglie all’acqua pazza. Vicino a noi c’era Alessio, il marinaio, reduce da una grande rissa del giorno prima al porto che era stato l’argomento principale della conversazione fino al fischio di inizio. Quando gli ho chiesto come mai aveva il naso gonfio e il setto visibilmente sbirulato, oltre che il polso fasciato, mi ha risposto: “Caduto sono”. Alessio era l’unico che vedeva la partita insieme a noi. Poi ha ceduto e ha ordinato una “incasciata”. A quel punto, tutti puzzolenti di fritto misto, io e Valeria siamo andati a farci l’ennesima granita. Ormai le granite ce le spariamo direttamente in vena.
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