da Barbara Melotti
Questa storia delle impronte digitali (ma non dice si’ anche Rutelli?) mi preoccupa. Soprattutto perche’ quando l’ho sentita la prima volta non mi ha preocupato affatto. Perche’ mi rendo conto che noi italiani siamo “abituati” a vivere in un paese in cui essere controllati in ogni movimento e’ normale amministrazione: bisogna avere sempre un documento d’identita’, in albergo ti “registrano” (come in galera), la pattuglia della stradale che ti ferma per un semplice controllo segna i tuoi dati personali nel suo rapporto (a proposito, che fine fanno quei rapporti? che ne dice Rodota’?), se acquisti o prendi in affitto una casa vieni segnalato entro 24h alla polizia.
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