“Lì sono entrati un gruppo numeroso di uomini armati. Ci sono anche un po’ di civili e per quello che io ho visto, ci sono una decina di combattenti feriti. Ci sono molti religiosi, dei francescani, delle suore, dei monaci armeni e dei monaci ortodossi. E attorno c’è un assedio israeliano. All’interno ci sono alcune delle persone che sono ricercate nelle liste del terrorismo, ci sono i responsabili di almeno tre attentati suicidi, ci sono quelli che hanno ucciso e trascinato nella piazza di Betlemme dei sospetti collaboratori israeliani. Ci sono i duri, gli estremisti”. Toni Capuozzo, inviato speciale del Tg5, conduttore e responsabile della trasmissione “Terra”, appena tornato da Betlemme, racconta a Gabriele Di Totto, nostro lobbista, la sua avventura.
I religiosi vi avevano chiesto di rimanere. Tra voi colleghi non ci avete pensato? “Abbiamo discusso e siamo usciti con disagio perché non è onorevole andarsene dopo aver passato alcune ore in una situazione così difficile. Ma quella scelta è stata giusta. Noi potevamo essere uno scudo di fronte a un’eventuale irruzione israeliana. Ma anche una scusa per un’irruzione nel convento”.
Adesso com’è la situazione lì a Betlemme?, ha chiesto ancora il nostro lobbista.
“Per una ponderata consapevolezza dell’impatto che avrebbe sull’opinione pubblica internazionale, l’esercito israeliano ha deciso di non sparare sulla basilica. Che paura possono avere i palestinesi a uscire dalla chiesa deponendo le armi? Davanti all’opinione pubblica mondiale credi che l’esercito israeliano sparerebbe davanti al portone della Natività? Verrebbero fermati, identificati, probabilmente interrogati. Dentro la chiesa ci sono ricercati per attentati contro civili, ci sono persone che propagandano il martirio di se stessi e degli altri. Il problema è che queste persone hanno tutto l’interesse a far precipitare le cose, preferiscono che gli israeliani facciano irruzione nella chiesa. Il loro sogno è far morire tutti quanti in una specie di rogo finale che dimostri la cattiveria di Israele e la loro disponibilità al martirio”.Quindi come si può risolvere una situazione del genere?
“Credo che di fronte alla tensione dell’opinione pubblica internazionale, alla mediazione del nunzio apostolico, magari si potrebbe risolvere con l’intervento delle Nazioni Unite. Una mediazione che consenta di far uscire tutti, di deporre davvero le armi per il rispetto del luogo sacro, di accettare che chi è imputato di crimini orrendi risponda di questi crimini. E chi semplicemente milita nella resistenza palestinese sia lasciato libero di andare. Lasciare che quel gruppo che è numeroso trascini tutti in una distruzione finale sarebbe doppiamente tragico”.
IL TESTO COMPLETO DELL’INTERVISTA E’ IN DOCUMENTI.
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