da Francesco Alberti
Diciamoci la verità. L’attesissimo duello Ferrara-Benigni è finito con un sostanziale pareggio. Pareggio dovuto, però, alla vittoria di entrambi. Troppo furbi e intelligenti per cadere nella trappola dell’avversario. Il direttore che mai (lo ha detto anche sua mamma…) avrebbe materializzato la sua protesta-provocazione in uova e ortaggi in faccia a Bob. Quello fin da subito si è capito non era il suo scopo. Dimostrare che il re è nudo, quella la sua missione. Il suo avversario, da navigato uomo di spettacolo, si è subito reso conto di essere finito in uno spettacolo non scritto da lui, ne era il protagonista ma altri ne tiravano le fila. Si è presentato sul palco sulla difensiva. Ha parlato di amore. Ha difeso pacatamente e con buone argomentazioni i guitti. Ha fatto il comico politicamente corretto che nessuno si aspettava. Non è stato un predicatore unidirezionale stile Moretti-girotondista. Ha fatto cambiare idea sul suo conto anche a quelli, come me, che per lui non avevano un amore incondizionato. Benigni ha dimostrato quello che lei voleva dimostrasse. Augurando buon lavoro a Berlusconi ci ha detto che il ruolo degli intellettuali, soprattutto quelli all’opposizione, è di punzecchiare, consigliare, rendersi disponibili. Non già combattere ottusamente l’odiato avversario. Credo fosse sincero. Ha relegato Nanni a intrattenitore da asilo nido. E mentre venti milioni di italiani gli tributavano il meritato onore, il regista, a casa propria, godendo delle battute sul suo peso tirava uova contro il televisore. Divertito e soddisfatto. Finale sublime. Come tutto il resto. Da Oscar.
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