da Mario Di Francesco
Caro Claudio, come saprai, i David di Donatello, uno dei più noti riconoscimenti del cinema italiano (l’altro, il più antico e assolutamente indipendente è il Nastro d’argento, di cui è titolare il Sindacato dei Giornalisti cinematografici al quale mi onoro di appartenere), presieduti dal critico Gian Luigi Rondi (che, guarda caso, per benevolenza degli organi dirigenti attuali, è ancora socio del Sindacato di cui sopra) è in realtà espressione diretta dell’Agis e dell’Anica, associazioni dell’industria del cinema italiano. Un paio di giorni fa Rondi ha reso note le terne, categoria per categoria, del David di quest’anno. Ebbene, udite,udite: a chi sono andate più candidature? Ben nove a “Brucio nel vento”, prodotto da Lionello Cerri, Luigi Musini, Rai Cinema e altre nove a “Il mestiere delle armi” prodotto da Luigi Musini, Roberto Cicutto e Rai Cinema; otto a “Luce dei miei occhi” , prodotto da Luigi Musini, Roberto Cicutto e Rai Cinema. E, come migliori produttori chi sono stati candidati? Lionello Cerri, Luigi Musini e Rai Cinema. Sapete chi sono questi signori, peraltro tra i migliori indipendenti del mercato? Sono esponenti di primo piano dell’Agis e dell’Anica che organizza i David. Ma allora, l’industria cinematografica italiana premia se stessa? Sembrerebbe proprio di si. Compresa la malizia sul possibile conflitto di interessi? E sapete chi organizza e manda in onda lo show televisivo con contorno di nani e ballerine nel corso del quale vengono assegnati i David di Donatello? E’ semplice, la Rai di cui Rai cinema è una consociata. Ma perchè, caro Claudio, tu che hai sempre trattatto tutti i conflitti di interessi e le incompatibilità su “Sette”, non ti sei mai occupato di quelle cinematografiche? Bella domanda?.
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