da Piergiorgio Welby
Una generazione che si era formata sui testi sacri della politica …da Aristotele a Giobbe Covatta ora si trova miseramente spiazzata difronte ai problemi che riguardano la coltivazione dell’Ulivo…il quesito che, come direbbe Shakespeare “è un pruno che molesta l’occhio della mente”, è il seguente: come far convivere l’Ulivo ornamentale con quello selvatico?” Dostoevskij in Delitto e castigo afferma che “la preoccupazione estetica è il primo segno di debolezza”…e con ciò ecco ipotecate le ambizioni degli esteti della varietà ornamentale…ma, come l’almanacco di Frate Indovino insegna, le piante selvatiche danno scarsi frutti…una operazione transgenica alienerebbe le simpatie di ambientalisti e no-global…soluzione? Piantare i due Ulivi in un bel prato di margherite, lasciando spazio per altre essenze…e fare in fretta…se non si vuole che sul terreno scelto spunti una Casetta delle Libertà…abusiva.
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