da Piergiorgio Welby
Il passaggio dalla lettura dei libri d’arte di Zeri a quelli di Sgarbi, chi non ricorda -dietro-davanti-l’immagine-?, è stata cosa quasi inevitabile…nei libri di Vittorio splende un’aurea poetica, un’armonia di mistico amore… quel moto dell’animo che Nietzsche definirebbe apollineo…ma se, mentre il nostro poetico scrittore sta rimurginando…sulla Calunnia del Botticelli e l’opera omonima di Apelle…un tapiro, animale notoriamente petulante e noioso, gli sbarra la strada e lo tampina con inopportune domande su banali e truffaldine operazioni sulla grafica contemporanea…ecco che Apollo si trasforma in Dioniso, il dio sanguigno e sanguinario, forza della natura che tutto travolge…ed il tapiro diventa una vittima sacrificale…Vittorio è così…un Apollo-Dioniso sempre in contraddizione con se stesso. Perché pretendere che Sgarbi non sia irascibile?
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