da Luciana Cristofani
Non ho volutamente letto l’intervista a Liliana Segre per autoprotezione. Ho visitato il museo dell’Olocausto a Gerusalemme e per due ore non ho aperto bocca. Ho letto Levi e l’ho ” seguito” giù per la tromba delle scale col suo carico insostenibile. Ho visto la prima parte di Perlasca e la commozione era a mille, ma il sapore finale era quello dell’ottimismo : si vede l’Uomo che riconosce l’uomo e partecipa delle sue afflizioni e così dico che è straordinario. Per me, forse, non per lui, perchè non avrebbe potuto fare cosa diversa.Forse si nasce così, forse le circostanze fanno emergere l’eroe positivo che è in noi. Purtroppo in agguato c’era la brutta influenza con febbre e brividi e la seconda puntata è andata buca. La storia m’è nota ma spero che qualcuno si faccia vivo con una cassetta. Oggi ho rivisto “il dottor Zivago” e, nonostante il taglio cinematografico un po’ vecchiotto, mi sono commossa davanti a tanta inutile e ingiustificata violenza. L’uomo morde l’uomo e ci prende gusto. Chissà perchè ? E chissà perchè s’è deciso di intitolare a Giuliani il campeggio di Porto Alegre. Così si creano i miti. Sbagliati e si perpetua la spirale di violenza . Avrei voglia di girare quella scena e vedere il carabiniere col cranio sfondato – non sarebbe la prima volta – dall’arma impropria brandita da Giuliani. Lo do per scontato : l’avrebbero dimenticato già da tempo.Sul significato di intolleranza sarebbe auspicabile mettersi d’accordo.
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