da Vittorio Grondona
Quando il Governo dell’epoca, per risanare i bilanci, aveva stabilito di introdurre il ticket sui medicinali e sulle prestazioni sanitarie, in barba al principio consolidato che il diritto alla sanità fosse fondamentale per tutti i cittadini, iniziava una campagna martellante tesa a convincere gli italiani che l’introduzione del ticket avrebbe eliminato solo gli spreghi fatti da alcune persone, specialmente anziane. Hanno fatto e detto tanto che alla fine tutti ci siamo convinti che il provvedimento era in effetti buono ed opportuno ed abbiamo accettato il balzello contenti, pensando che il nonno finalmente avrebbe smesso di ingoiare pillole inutili… Oggi purtroppo molte persone stanno pagando sulla propria pelle le conseguenze sociali della “tassa” applicata sulla “mancanza di salute”… Se non ci sono soldi si può dire addio alla prevenzione… In caso sfortunato di malattia, i meno abbienti dovranno confidare solo nella Provvidenza Divina… Ora, per quanto riguarda la riforma dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, il discorso è analogo. Le modifiche proposte – dice il nostro attuale Governo – hanno il solo scopo di favorire le assunzioni e di far emergere il lavoro nero…. Probabilmente ci sono molti lavoratori che credono a queste panzane, rassicurati da sindacalisti (si fa per dire) che vanno a braccetto col padrone, e alla fine le modifiche (forse) passeranno…. A quei lavoratori che ancora fossero indecisi se condividere o meno la riforma capestro voluta con tanta insistenza dal centro-destra consiglierei di leggere l’art. “Diario postumo di un flessibile” di Luciano Gallino, su “la Repubblica” di mercoledì 20/02/2002.
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