da Paolo Zanoni
Egr. Sig. Sabelli, mia personale idea è che spesso alcuni concetti abbiano bisogno di un linguaggio “appropriato” ai soggetti di cui si tratta (esempio Casarini). Che so, non le piace l’ aggettivo “perdigiorno” per i ragazzi dei centri sociali? Io credo con tale aggettivo di esprimere in modo molto tollerante e moderato l’ idea che di essi ha, grazie a Dio, buona parte del paese o almeno quella stessa che con le proprie tasse consente a certi comuni di dare spazi e risorse a personaggi che non ne hanno nessun diritto. Permetta perciò, che a 28 anni e con alcune esperienze politiche alle spalle e con lo sfascio generale e generalizzato di ogni istituzione italica, lasci ad altri il linguaggio curiale e arabeggianti o bizantine dissertazioni. In tal modo sono e sarò sempre molto chiaro, onesto intellettualmente e non darò modo di fraintendermi. La mia polemica con la giustizia è dura, sentita, viva: vivo a Verona, in una città tristemente famosa per la sua Procura. Quì pensare non è una cosa molto raccomandabile. Quì la caccia alle streghe è sempre aperta. Quì i processi alle intenzioni sono un allegro gioco di società. Quì il codice Rocco è come il Corano per gli Ezbollah. Ho nominato Vishinskij perchè ho letto le ipotesi di reato che Papalia contesta a chi osa PENSARLA diversamente da come dovrebbe, o come si vorrebbe. Uno stato di polizia? Certo, la Digos è polizia politica, l’ antitesi della democrazia e della tolleranza.
Caro Paolo, ai miei tempi si diceva dei contestatori che erano dei capelloni, che non avevano voglia di lavorare, che vestivano come degli straccioni. Non era una maniera intelligente di approcciare il fenomeno. Lei chiede per sé di dire perdigiorno ai frequentatori dei centri sociali ma poi si lamenta dei giudizi che vengono dati dei leghisti. Il trucco è uno solo: affrontare i problemi di petto senza accontentarsi delle etichette. Lo dobbiamo fare tutti anche se non è facile. Lei non crede che sarebbe anche per me più facile riservare il sito a quelli che la pensano come me? Oppure intervistare su Sette solo gente di sinistra? Saresse quante volte mi viene la voglia di troncare ogni discussione con quei leghisti che negano agli extracomunitari ogni diritto più elementare. Tolleranza vuol dire chiedere rispetto per i leghisti ma offrirlo anche ai centri sociali. Poi, naturalmente, giù con le critiche. Quello che hanno fatto Casarini e Agnoletto a Genova era demenziale. Ma sarebbe sciocco, invece di criticare il loro comportamento, chiamarli perdigiorno. Sciocco e insensato. Come quando i leghisti chiamano terroni quelli del sud, delinquenti gli extracomunitari o come quando i “democratici” chiamano razzisti quelli della lega. Se si vuole evitare di capire e di tentare di risolvere il sistema è proprio questo: etichettare. (csf)
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