da Gianluca Bevilacqua
Dott. Sabelli la interpello,cosciente della sua sensibilità umana nonchè giornalistica,per sottoporle una denuncia personale. Sono un ragazzo di ventiquattro anni con una disabilita’ motoria laureando in Giurisprudenza presso l’ Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano. Le scrivo perche vorrei che nella sua posizione, portasse attenzione sui disagi che noi disabili dobbiamo subire per le inefficienze infrastrutturali e culturali di questo nostro cosiddetto “Bel Paese”. La maggior parte della nostra classe politica continua, sopratutto dopo le vicende terroristico-talebane, a sbandierare le grandi qualità liberali e civili della nostra patria, ma noi poveri disabili siamo schiavi occulti(o volutamente tali) di questa nostra menefreghista società che si trastulla con le vicende previtiane. Personalmente sono stanco di essere solo un suddito e non un cittadino di questa mia Patria. Sono stanco di dovere, per colpa di un mancato ineresse reale di questa societa’, vivere in una condizione di NON LIBERTA’, dato che per poter fare qualunque cosa io devo dipendere dal buon cuore dei miei amici, anche per poter raggiungere la mia ragazza. Mi avvilisco nel vedere i vari Telethon, che saranno anche lodevoli, ma la ricerca scentifica non salva dall’isolamento che il nostro handicap comporta. Non posso piu’ sopportare che nel nostro Paese si badi piu’ alle vicende del “Grande fratello” (interpellanze parlamentari comprese) che a queste necessità, magari molto meno divertenti, ma maledettamente piu’ importanti e urgenti. Le dico tutto cio’ aggiungendole che io, per vasto parere, sono una persona alquanto forte che difficilmente piega le ginocchia al cospetto delle difficoltà.
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