Voi sapete che esistono due miti: Bucchi e Messina. Bucchi di oggi ve l’ho spedito direttamente a casa. So che molti di voi leggono la Repubblica quindi lo hanno già visto. Abbiano pazienza. Sebastiano Messina oggi si è superato. Il suo piccolo capolavoro lo trovate in fondo a questo pezzullo. Vi invito ad andarlo a leggere. Se non avete voglia di andare a leggere tutti i resoconti sulla giustizia di oggi basta che leggiate le sue poche righe. Sapete che cosa mi ha colpito di più di tutte le polemiche, le dichiarazioni, gli annunci di querele, le manifestazioni? Mi ha colpito una piccola dichiarazione del ministro Castelli che mi conferma in una forte convinzione che ho: i leghisti non sono più quelli di una volta. Sono tutti berlusconiani impegnati a salvare il loro leader dalle difficoltà giudiziare. E per questo sono disposti a rinunciare a tutto, perfino alla loro indentità. Ah, i bei tempi in cui i leghisti giravano con l’ampolla, fotocopiavano i piedi ai marocchini, giravano con i carrarmati di cartone per Venezia . Ma vi siete accorti di quello che ha detto Castelli? Ha detto, rispondendo a una domanda sulle critiche mosse dai giudici milanesi: “La capitale d’Italia non è Milano. La capitale d’Italia è Roma”. Un leghista? E la Padania? E i celti? E la secessione? E Roma ladrona? Ministro, ma lei mi diventa un democristiano qualsiasi! Per penitenza dovrà bere tre litri di acqua del Po. Per fortuna a difendere i sani principi della civiltà superiore resta il Tg1. Avete seguito il servizio sulla rapina nella villetta di Bergamo? C’era da giurarlo: torna l’emergenza sicurezza, interviste alla gente terrorizzata, così non si può più andare avanti, io giro con la Colt. Non basta il prefetto che sciorina cifre tranquillizzanti e dimostra che la delinquenza sta diminuendo, che l’anno scorso andava molto peggio. La gente intervistata dà sfogo a tutte le sue paure. Fino al solito pistola che se la prende con gli stranieri che “alcuni lavorano ma altri non lavorano ma li incontri lo stesso in giro” (idiota: meno lavorano e più li vedi in giro, lo capirebbe anche un leghista). Poi il giornalista che ha redatto il servizio (non ricordo il nome, andrebbe additato) spiega che la polizia sostiene che i rapinatori sono italiani. E allora? Che cos’è, la sagra dei pirla? Perché non intervistare allora qualcuno che dicesse: “Gli italiani lavorano, ma altri non lavorano ma li incontri lo stesso in giro”? O magari: “I leghisti lavorano, ma quelli che non lavorano li incontri lo stesso in giro”?
Claudio Sabelli Fioretti
LE TOGHE ROSSEdi Sebastiano Messina
Faceva un certo effetto, diciamo la verità, vedere in tv Berlusconi davanti a tutti quei giudici. Osservarlo a braccia conserte, tra un cardinale e un professore, ascoltare un procuratore generale facendo persino, qua e là, cenni di assenso. Solo per questa scena, che non si ripeterà prima dell’anno prossimo, ieri mattina valeva la pena accendere la tv. Però, dobbiamo confessarlo, siamo rimasti un po’ delusi: non è successo nulla. E’ stato come andare allo stadio e assistere a un allenamento. Ci aspettavamo, per esempio, che Berlusconi ricusasse l’intera Cassazione, visto che si erano presentati indossando tutti toghe inequivocabilmente rosse (sia pure bordate di ermellino). O che l’avvocato Taormina si alzasse dalla seconda fila per chiedere l’annullamento dell’udienza, dal momento che l’invito ricevuto era privo della prescritta marca da bollo. O che il difensore di Cesare Previti chiedesse il rinvio della cerimonia perché l’onorevole aveva un appuntamento col barbiere della Camera. O che il ministro Castelli trasferisse all’ultimo momento alla pretura di Canicattì il dottor Favara, il magistrato che stava per tenere la relazione. Invece, niente. E’ filato tutto liscio. Il procuratore generale ha potuto dire persino che non è bello sabotare il processo, quando uno è sicuro di essere condannato. Ma a chi si riferiva? Vallo a sapere.
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