da Marco Brando
Ciao Claudio. Sai che le tue interviste mi piacciono proprio? Questa serie sui “voltagabbana” poi è molto interessante. E mi fa pensare: quando nel 1979, ai tempi dell’università, passai dal cosiddetto Movimento di allora alla Fgci ci fu gente che mi tolse il saluto (e quasi non mi salutano più neppure oggi, anche se magari sono diventati di An o di Forza Italia). Quando per l’Unità mi occupai del “caso Sofri”, nel 1988, all’epoca degli arresti, i colpevolisti del Pci mi accusarono di essere innocentista, gli innocentisti di essere colpevolista. Dovetti anche litigare con Renzo Foa e ne scaturì un’assemblea all’Unità di Milano che finì sui giornali. Quando seguii “Mani Pulite” (mannaggia, a febbario saranno 10 anni dall’avvio…) un parte del Pds disse che ero appiattito sui magistrati; i pm milanesi invece, tranne D’Ambrosio, pensavano che io fossi la quinta colonna del Pds al Palazzo di giustizia (e pensare che dopo la fine del Pci non mi sono iscritto più a niente). In compenso Liguori, che già ce l’aveva con me per il “caso Sofri” (ovviamente, secondo lui ero un forcaiolo) ma nel frattempo era diventato craxiano in attesa di trasformarsi in berlusconiano, mi dedicò alla fine del ’92 una campagna, attraverso il “Giorno” (e con l’aiuto di Feltri allora direttore dell’Indipendente), per sostenere che ero il comunista cattivo capace di obnubilare la mente degli altri cronisti di Tangentopoli. Nel 1998 me ne sono andato dall’Unità perché sottostare, ed essere preso a pesci in faccia, dal dalemismo trionfante attraverso i Velardi e i Rondolini mi pareva peggio che avere un padrone doc. Approfittai della buonuscita e me ne andai. Riuscii ad entrare di straforo a Mediaset, come autore e con un contratto a termine. Il Corriere scrisse: “Brando va a Mediaset”, tanto che sembrava avvessi preso il posto di Sposini. Così nel regno del Biscione molti dissero: “Oddio, è stato preso un dipietrista”, anche se a me Di Pietro, come politico e in parte come magistrato, non è mai piaciuto. Quasi quasi, invece, per alcuni colleghi – colpiti davvero dal caro fuoco dipietrista – ero diventato un berlusconiano. Tanto berlusconiano che, scaduto il contratto, rimasi disoccupato. Finché incredibilmente mi prese “Tv Sorrisi e Canzoni”, dove mi sono occupato di attualità. Ma anche lì ero “l’ex dell’Unità”, mentre per altri ero diventato ancor più berlusconiano. Infine, tornando dall’Albania ai tempi della guerra, ho conosciuto, quasi tre anni fa, la mia attuale compagna, che abita a Bari. Così, quando ha aperto il “Corriere del Mezzogiorno”, figlio di secondo letto della Rcs, sono finito qui. Per amore, ma grazie a Marco Demarco, mio ex vicedirettore all’Unità. Ora qualcuno da queste parti pensa che io sia diventato, nel mio piccolo, romitiano, mentre altri hanno già fatto girare la voce che il solito “comunista cattivo”, con l’aiuto di altri, si è appropriato un piccolo pezzo di “potere” pugliese.Strana la vita.Strana davvero la vita, caro Marco. A me, quando ti leggevo, mi sembravi soltanto bravo. E invece eri comunista. (csf)
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