E’ Natale, dovremmo starcene tranquilli con panettone e tombola. Ma il ministro Gasparri, Simona Ventura, Gene Gnocchi e Roberto Zaccari, presidente della Rai – come direbbe Tonino – “ci tirano per la giacchetta”. Gasparri, per chi lo avesse dimenticato, è quel parlamentare della destra postfascista che a Telelombardia stilò un elenco di proscrizione con i nomi di tutti coloro che avrebbe voluto epurare alla Rai. Naturalmente uno stinco di democratico simile fu fatto subito ministro delle Comunicazioni. Bene, non vorrei tornare a parlare dell’incidente accaduto a “Quelli che il calcio” perché ormai tutti sanno tutto. Ma per sapere bene che cosa pensi il ministro della libertà di satira, del senso dell’umorismo, dei principi democratici, ecc. ecc. (e vieto a chiunque di fare riferimento all’episodio Forattini-D’Alema: anche su D’Alema potremmo dibattere a lungo per quanto riguarda la sua opinione sulla libertà di stampa e sulla libertà di satira) riporto qui di seguito solo alcune frasi prese dalle interviste che Gasparri ha dato, al “Corriere della Sera”, alla “Stampa” e alla “Repubblica”, dopo l’incidente con Simona Ventura (baluardo della democrazia italiana) e con il presidente Zaccaria (l’uomo che non se ne andrà dalla Rai finché non lo solleveranno di peso). Escludo ogni mio commento ma non posso esimermi dal ricordare che Gasparri, come tutti i parlamentari, può querelare ma non può, di fatto, essere querelato. E che quando dice che appartiene a una cultura alla quale le logiche delle raccomandazioni sono estranee, evidentemente dimentica almeno l’episodio del “bigliettino” del suo compagno di partito Landolfi raccontato dal dimissionario direttore del Tg1 Gad Lerner.
La satira. “La satira va rispettata, ci mancherebbe altro”. “Non sono contro la satira, ma non acetto riferimenti al nepotismo della Rai. Le raccomandazioni sono un modo di fare che non mi appartiene”. “La destra è da sempre madre della satira, ma anche questa volta con il pretesto della satira i vertici della Rai continuano a fare un uso di parte e di sapore privatistico del servizio pubblico”. “Non si cominci a evocare il Cile, la censura, perché non è il caso”. “Questo è un uso sovietico della tv, un abuso di potere insopportabile”. “C’è un limite al modo di prendere in giro”. “La satira deve essere libera e garantita però quando diventa un’opera propagandistica allora non è accettabile”
La gogna. “Con il presidente della Rai in studio la satira diventa una gogna”. “Evidentemente Zaccaria mi combatte con i mezzi che ha, ma io alla gogna non ci sto”. “Sono indignato perché mi hanno messo alla gogna di regime”
Lo squadrismo. “E’ una satira libera o una satira di quel regime squadrista che domina la Rai?” “Squadrista a chi? Semmai sono loro squadristi e stailinisti. Anzi, sono io che denuncio l’uso improprio della satira in un contesto di regime. Libera satira in libera Rai”. “E’ squadristica l’appropriazione indebita della Rai”
Il tribunale. “Quanto ai miei rapporti con questa azienda che non merita il narcisismo di chi usa gli studi per offendere il governo voluto democraticamente dagli italiani, li regoleranno gli atti giudiziari”. “Nei giorni scorsi ho querelato Zaccaria per alcune frasi offensive. E mi riservo di farlo anche in questa occasione. Seguiranno altre querele nei confronti del direttore generale e dell’intero consiglio di amministrazione, e sottolineo intero, dei responsabili della seconda rete e dei responsabili del programma in questione”. “Solo gli atti giudiziari regoleranno i miei rapporti con la Rai”.
Il senso dell’umorismo. “Io ce l’ho eccome il senso dell’umorismo”. “Io non so chi è Gnocchi, conosco solo gli gnocchi alla romana”. “Gnocchi? Gli gnocchi a Roma si mangiano il giovedi”.
Claudio Sabelli Fioretti
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