Lascio Trinidad con le orecchie ancora piene di percussioni. Ci sono stato due giorni e mezzo e ci e’ rimasto il cuore. La mezza giornata finale la passo nella Valle de los Ingenios, quella dei zuccherifici e delle distese di canna da zucchero, anche questa eletta dall’Unesco “patrimonio dell’umanita’”. E’ stata la valle della ricchezza dei proprietari terrieri spagnoli che arrivarono a costruire una torre di 44 metri per meglio controllare dall’alto il lavoro degli schiavi. Tutto fu distrutto tra la prima e la seconda guerra di indipendenza ma ancora oggi ci sono coltivazioni e fabbriche di zucchero che a dire il vero appaiono piuttosto fatiscenti ad un occhio poco esperto. Fra 15 giorni comincia il taglio delle canne. Peccato non esserci. Una antica dimora signorile, a Manaca Iznaca, sotto la torre, e’ oggi un buon ristorante. Un’altra, molto bella e romantica, praticamente introvabile senza chiedere cento volte la strada, si chiama Casa Guachinango. E’ meta di turisti a cavallo, in bici o a piedi. Ci arriva anche un treno che attraversa tutta la valle e aspetta i turisti nelle varie stazioni. Edelmo, il simpaticissimo gestore che sa il tedesco perche’ ha vissuto cinque anni in Germania Est, mi accoglie dicendomi che non c’e’ gas, quindi niente pappa. Ma poi si commuove, prende del carbone e cucina un’ottimo pollo. E’ cuoco ma anche barman. Mi insegna come fare un moijto (chi vuole la ricetta non ha che da chiedermela) e mi dice se gli rimedio un contratto per venire a fare un paio di mesi il barman in Italia. Qualcuno ha un’idea?Parto per Santa Clara, omaggio doveroso al Che. Citta’ deludente ma domani vado in pellegrinaggio.
Claudio Sabelli FiorettiDa Cuba, dodicesimo giorno
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