di Marco Travaglio per l’Unità
Ciò che stupisce non è che il Cainano tenti di trasformare in decreto la legge Arsenio Lupin contro le intercettazioni, salvo poi innestare la retromarcia e parlare del solito equivoco. Lui ci prova sempre, per vedere l’effetto che fa. Poi, alla peggio, dice che è stato frainteso. Intanto incassa la patente di moderato, di uomo del dialogo. E fa pure bella figura. Sabato, quando annunciò l’abrogazione delle intercettazioni per tutti i reati tranne mafia e terrorismo, si sapeva benissimo che alla fine – bontà sua – avrebbe incluso anche rapine, omicidi, stupri, estorsioni, traffici di droga e di armi. Tutti reati che lui, di solito, non commette. Infatti ieri ha annunciato che le intercettazioni saranno vietate per i delitti puniti con pene inferiori a 10 anni. Ci sarà anche la concussione (un contentino alla Lega: tanto nessuno gliel’ha mai contestata), ma non la corruzione, l’appropriazione indebita, la frode fiscale, l’aggiotaggio, l’insider trading, cioè i reati di competenza sua e dei suoi amici. Tutto secondo copione. Di stupefacente, in questa ennesima puntata della saga «Lo chiamavano Impunità», c’è solo lo stupore del grosso dell’opposizione e del Quirinale, che ieri si domandavano allibiti: dove sarebbero i requisiti di necessità e urgenza per un decreto? Ma non si era detto di dialogare per una soluzione bipartisan che tuteli la privacy di Anna Falchi e del piccolo Moggi, ma anche le esigenze dei giudici e della stampa, come sostengono politici, istituzioni, commentatori e giuristi per caso? In effetti si era detto così. Il fatto è che lui del dialogo se ne frega, come di Anna Falchi, del piccolo Moggi, e soprattutto dei giudici e della stampa. Lui ha problemi più impellenti: i processi. Gliela spiega lui a questi fresconi la necessità e l’urgenza. Lui è imputato per corruzione a Napoli insieme a Saccà, l’udienza preliminare rinviata per le elezioni è partita venerdì scorso, quando gli avvocati dei due imputati, Niccolò Ghedini per il Cainano e Marcello Melandri per Saccà, hanno ricevuto il cd-rom con le intercettazioni e le altre fonti di prova sul do ut des contestato dagli inquirenti: ragazze da sistemare a Raifiction (quelle che era impossibile portare in Parlamento) in cambio di contropartite affaristiche. Non sappiamo cosa contenga il dischetto, ma i due avvocati e i loro clienti sì. Il Cainano sapeva benissimo quel che aveva fatto e detto. Ora sa anche quel che è stato registrato. E, a giudicare dalla fretta disperata con cui vuole vietare le intercettazioni, dev’essere roba compromettente persino per un uomo come lui. Se si arriva al rinvio a giudizio con la legge attuale, sapremo presto tutto anche noi. Con la nuova legge, di cui si occupa l’on. avv. Ghedini, un vero esperto, non solo non sapremo più nulla. Ma basterà una norma transitoria retroattiva che dichiari inutilizzabili le intercettazioni fatte secondo la vecchia legge per distruggere tutto prima che la gente scopra chi faceva un «uso criminoso della televisione pagata con i soldi di tutti»: proprio colui che da Sofia lanciò quell’accusa a Biagi, Santoro e Luttazzi, in combutta con chi eseguì materialmente l’editto bulgaro. È la solita corsa contro il tempo: fare la legge prima che parta il processo. Venerdì, l’On. Avv. in veste di difensore ha chiesto al gip di Napoli di dichiararsi incompetente e di mandare tutto a Roma, così si perde qualche altro mese. Ma la speranza che gli diano retta è scarsina. Ergo, rientrato a Roma, l’On. Avv. ha indossato i panni del legislatore e s’è messo all’opera per la nuova legge. È dalla «discesa in campo» del ‘94 che si replica la stessa scena. Decreto Biondi per non far arrestare il fratello Paolo. Legge sulle rogatorie per cestinare le prove sulle tangenti ai giudici. Legge sul falso in bilancio per depenalizzarlo. Legge Cirami per spostare i processi da Milano. Lodo Maccanico-Schifani per rendere invulnerabile il premier. Legge ex Cirielli per dimezzare la prescrizione e salvare Previti dalla galera. Legge Pecorella per abrogare il processo d’appello Sme-Ariosto. Indulto extralarge per salvare Previti anche dai domiciliari. Ogni volta lo stesso copione. Tutti si chie- dono perché lo fa e lui, mentre gli altri dialogano, lo fa.
Nessun commento.
Commenti chiusi.