da Pier Franco Schiavone
Milano in estate è una città a misura d’uomo. Pochi turisti e pochi milanesi. Agosto, bisogna partire. Inizia il dramma, rito del gelato e del barbecue, gite in barca, febbre da insolazione, il gatto che sparisce, tre docce al giorno, visione di una sbiadita pittura rupestre di un pittore scarso di 3.000 anni fa (una fatica!) Toh! Un altro Nuraghe! C’era l’anno scorso? Ehm, si, ma sparso nel raggio di un Km; tutti a Cea? (una spiaggia da sogno) sí, però adesso si raggiunge grazie ad una nuova (inutile) strada e vi hanno aperto un parcheggio e due bar, sembra Rimini. (…)
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