Avendo una certa età, ho anche un certo privilegio. Ho conosciuto gente che i giovani di oggi spesso non sanno nemmeno che è esistita. Facciamo un esempio, Mario Riva. Chi era? Boh. Facciamone un altro. Eddy Ottoz. Vogliamo continuare? Beppe Merlo, Bruno Roghi, Lea Massari, Claudio Villa. Ho elencato sei persone famose. Dite la verità. Quante di loro sapete chi erano?
Certo io non ho nessun merito per averle conosciute. Ma sono felice di avere scambiato quattro parole con loro, di poter confrontare una certa loro profondità con quella di gran parte dei personaggi di oggi. Poi ci sono i personaggi veramente famosi, quelli che sarà difficile per molto tempo dimenticare, quelli che anche i nostri giovani distratti non possono dire di ignorare chi siano stati. Un esempio: Domenico Modugno, forse il più grande personaggio della musica italiana. Come potrò mai ringraziare abbastanza il mio destino di avere fatto incrociare le nostre vite? Ho incontrato Mimmo, l’ho intervistato, ho fatto con lui un viaggio negli Usa. Ho anche potuto giudicare alcuni suoi “inciampi” sociali dovuti forse anche ai diversi momenti, alle diverse epoche che vivevamo. “Cadevo da tutte le parti, mi appoggiavo a qualsiasi cosa. Le telecamere registravano. Io ero vigile ma andavo continuamente fuori inquadratura. Allora chiesi a Susanna Messaggio di aiutarmi, di riportarmi in inquadratura tutte le volte che uscivo. Io sbarellavo e lei mi tirava un po’ e allora io continuavo”. Era tanto tanto tempo fa, non mi ricordo nemmeno quanto. Facendo qualche sforzo di memoria direi trentuno anni or sono, perché era dopo l’ictus cerebrale e prima del concerto alle Terme di Caracalla. E, appunto, Modugno mi stava raccontando la scena dell’ictus che lo aveva colpito mentre registrava per la televisione “La luna nel pozzo”. Mi dà un fastidio enorme ricordare poco di quell’incontro. Né dove eravamo, né chi c’era, né quanto durò l’intervista. Rileggo domande e risposte e mi meraviglio sia delle mie domande che delle sue risposte. Ma sono contento di aver fatto quell’intervista. Anche perché mi appare, oggi, un Modugno inedito e sorprendente, sia in positivo che in negativo. Il suo senso del dovere: “Io sono come un cavallo da corsa che continua a galoppare finché non casca morto per terra. La registrazione comunque bisognava terminarla”. Il suo non volersi arrendere: “Torno a cantare. La vita è una cosa troppo grande e vale la pena di viverla in qualsiasi condizione. Mica potevo continuare a fare il Modugno paralitico per tutta la vita”. A cantare ma non a comporre: “ Per comporre bisogna essere felici. E siccome per adesso non sono né felice né sereno, anzi sono sempre incazzato, per adesso non compongo”. E quando canta? “Quando canto sono felice. E canto meglio di prima. La mia voce è più limpida. Perché ho rinunciato alle sigarette “. Non fuma più? ”Le sigarette sono le uniche cose che non fumo. Il resto lo fumo tutto. Mi fumo l’odore della pastasciutta. Mi fumo il mondo. Mi fumo la vita”. Mimmo parlò molto di donne. Aveva idee, sulle donne, da uomo di Neanderthal. “Tutto quello che io ho fatto nella vita l’ho fatto per loro. Per poterne avere di più”. Del suo primo amore ricordava soprattutto un particolare, “aveva un seno duro come la pietra”. Aveva una passione, le tette. “Le tette, le tette. Pensi che io ciucciavo ancora a quattro anni. Mi arrampicavo sulla sedia e mi attaccavo alle tette della mamma che aveva il latte di un mio fratellino. E ciucciavo, ciucciavo. Io sono uno capace di mettersi a piangere quando mi accorgo che una donna che mi piace sale su un treno e se ne va. Penso: oddio non la vedrò mai più. Due tette che se ne vanno e che perdo per sempre”. Se mi avesse detto queste cose oggi avrebbe fatto una pessima figura, crocifisso dal politicamente scorretto. Ma anche allora non era un bel sentire. Glielo dissi: “Lei è veramente un reazionario, un tradizionalista, un conservatore…” Non negò: “Ad oltranza. Sono un antifemminista. Detesto le femministe. Stanno rovinando l’umanità. Se in una famiglia c’è una femminista la famiglia è destinata a sfasciarsi. Quando dicono: godi col dito, godimento garantito, sono delle malate”. Tremendo. Gli feci notare che tutto sommato faceva parte del partito radicale. “Come ha fatto a essere il loro presidente?” “Me ne frego. Dirò di più. Non mi stanno bene nemmeno i froci. Non è che io sia razzista nei confronti dei pederasti. Però questa esibizione di ricchionismo dappertutto mi rompe cordialmente le palle. Mi disturba questo buttare in faccia a tutti i costi che io e te siamo uguali. No, non siamo uguali. Io non sono uguale al frociaccio che esibisce la sua checchieria”. Roba da brividi. Roba che nemmeno il generale Vannacci.“Adele Faccio riuscì a dirmi che io avevo dei problemi sessuali”. E ti credo. Come facevano i radicali a sopportare uno come Modugno? Ma oggi mi chiedo come abbia fatto anche io a sopportarlo. Mi chiedo: come mai non ebbi il coraggio di dirgli: “Mimmo, ma lei non si vergogna di dire queste cose?”. No non gliel’ho detto. Ero io che dovevo vergognarmi. È complicato il mestiere del giornalista.
urca
ora le menti sono un po’ più aperte
Ho litigato per anni con i compagnucci del piccì (e poi anche delle frange extra) molti dei quali erano razzisti omofobi e misogini, in pratica erano di dx ma non l’avevano capito o non volevano ammetterlo…poi mi sono detta che la politica era l’ultimo dei problemi, per scrostare la “gromma” ci sarebbe voluto il raschietto (o la dinamite)- Ancora adesso(2024) non ne veniamo a capo.
P.S. molti di qei compagnucci li ho visti riciclarsi tra le file dell’unto del signore.
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