Ma c’è veramente un giudice a Berlino? Certo che c’è. Di giudici è pieno il mondo. Anzi, dirò di più, siamo tutti giudici. Chi è che si tira indietro se c’è da giudicare qualcosa o qualcuno? E non c’è bisogno di essere laureato in legge per poter dire la propria opinione su un fatto, semplice o complesso che sia. Gli italiani sono 60 milioni di allenatori di calcio? No, sono 60 milioni di giudici in grado di dire ciò che pensano su qualsiasi questione. E’ per questo che si accapigliano in continuazione. Chi doveva vincere a Sanremo?
Angelina Mango, come è realmente avvenuto? Oppure Georlier, il “secondino” napoletano, come qualcuno avrebbe voluto? I giudici veri, quelli con la toga, giudicano secondo quello che dice la legge. I giudici di Sanremo giudicano secondo il regolamento. Ma le leggi possono cambiare e figurati se non possono cambiare i regolamenti di Sanremo. Per stabilire qual è la canzone più bella dell’anno si può chiedere l’opinione degli italiani, tutti quelli che vogliono possono esprimere la loro opinione, oppure si può chiedere ad una giuria selezionata, come è capitato a volte, oppure ad una categoria che viene scelta di volta in volta, come i giornalisti accreditati o i rappresentanti delle radio private. Io ricordo che quando andavo io al Festival di Sanremo si votava con le schedine del Totip. Tipo: “All’ippodromo secondo me vincerà Varenne, ma all’Ariston voglio assolutamente che vinca Fausto Leali”. Insomma bisogna consentire che votino tutti quelli che vogliono oppure bisogna selezionare un gruppo di esperti che conoscono la musica e sanno quello che fanno? Se ci pensate anche le elezioni sono una forma di giudizio. Ogni tanto veniamo chiamati a dare il nostro giudizio su chi governa meglio. Non veniamo pagati per farlo e nemmeno dobbiamo pagare. Ma potrebbe essere una idea. Al giorno d’oggi per votare a Sanremo si paga il prezzo di una telefonata. O anche di più, perché si può esprimere più di un voto. Come se alle elezioni si potesse dare cinque voti a Giorgia Meloni. Oppure anche tre voti a Giuseppe Conti e contemporaneamente quattro anche a Matteo Salvini. La realtà è che non esiste un sistema di votazione migliore di un altro. Tanto è vero che a Sanremo i giornalisti hanno fatto vincere la Mango mentre il televoto avrebbe fatto vincere Georlier. Io ricordo anche quando gli organizzatori del festival allestivano delle giurie in tutta Italia, una per regione, col pessimo risultato che la giuria pugliese votava compatta per Albano e quella di Roma per Claudio Villa. Sempre meglio del voto dei giornalisti, potreste dire voi visto che spesso non sono nemmeno giornalisti specializzati in canzonette. E allora perché non estrarre a sorte centomila italiani e far votare loro? Non ci sarebbe il rischio di voti pilotati da interessi regionali o peggio ancora di brogli organizzati dalle case discografiche. Si dice che il televoto è la forma più democratica. Ma quando mai? Meglio allora non votare per nessuno e lasciare che sia il mercato a decidere quali sono le canzoni più belle. O anche le più brutte. Ricordate quando vinsero i Jalisse? Vendettero quattro dischi. Quell’anno c’era perfino una giuria di qualità, con Pavarotti, Piovani, Gino Paoli e Armando Trovajoli. A me piace lo sport perché lì vince chi salta di più, corre in meno secondi, lancia più lontano, segna più goal. Non vince chi scia meglio ma chi scia più veloce. E anche questo non è sempre vero. Perché ci sono giudici anche nello sport che stabiliscono che vince chi si tuffa meglio, chi è più bravo agli anelli o nel nuoto sincronizzato. C’era un famoso giornalista sportivo che sosteneva che anche nel calcio dovrebbero vincere le squadre che giocano meglio e non quelle che segnano più reti. E’ difficile accontentare tutti. Per questo, lasciatemelo dire, è una vita che vorrei togliermi questa soddisfazione. Voglio dirlo, anzi voglio urlarlo: STOP AL TELEVOTO.
Nessun commento.
Commenti chiusi.