I giornali, e anche i giornalisti, gli editori, gli editorialisti non hanno la mia stima incondizionata. Ormai chi mi conosce, e anche chi mi legge, voi compresi, lo ha capito. Una volta era diverso. Il mondo della comunicazione era più serio e più credibile. Adesso gli articoli non danno le notizie, i titoli non corrispondono agli articoli, i giornalisti sembrano più preoccupati di soddisfare gli editori che i lettori. Le pagine sportive sono pagine di poeti e di tifosi. Gli editoriali sono incomprensibili. Le pagine di esteri sono simili alle cronache delle corride.
Ci sono però delle pagine che leggo sempre con grande interesse perché danno uno spaccato sociologico dell’Italia che non si ritrova altrove. Sono le pagine dei necrologi. Un signore o una signora o un bambino sono morti e molti lo piangono. Ma ognuno alla sua maniera. Quando muore un leader, un attore, uno scrittore le pagine dei necrologi esplodono. Sono andato a ripescare il Corriere della Sera, giornale principe dei necrologi, quando morì Bettino Craxi. Il latitante morì ad Hammamet il 19 gennaio del 2000. Il giorno dopo i necrologi dilagarono. Io li lessi tutti e mi chiesi: Chi è Alma? Chi Francesco? Chi Loris? Chi Carla e Marilisa? Dodo scrisse: “Bettino. Sei sempre stato un uomo libero. Grazie presidente”. Stella con affetto si stringeva ad Anna, Stefania e Bobo. E non firmava. Chi doveva riconoscere riconobbe. Nomi, niente cognomi. I necrologi sono sempre lo spaccato di una società. Quando muore un industriale, interi consigli di amministrazione piangono il loro presidente e le maestranze tutte si stringono commosse attorno alla famiglia del defunto. Ma quando muore un mito come Bettino Craxi, un personaggio contraddittorio che ha vissuto i fasti del successo e dei cortigiani ma anche la polvere delle condanne e della fuga, leggere i necrologi è come assistere gratis a una lezione universitaria. Primo quesito. Perché Loris scrisse: “Ciao Bettino, con l’affetto di sempre”? A chi lo scriveva? O meglio: chi voleva che lo leggesse? E perché non firmava? Per paura? Per pudore? Perché voleva che solo la famiglia sapesse? Secondo quesito. I necrologi per Craxi non sono stati semplici manifestazioni di cordoglio. Furono degli elzeviri. Delle opinioni. Degli interventi a “Porta a porta”. Delle invettive. Francesco, un nome che puzzava di latitanza lontano un miglio, se la prendeva con i giudici: “Addio Bettino, con te perdiamo un grande che, nel suo paese che ha fatto grande, è stato ingiustamente linciato e ammazzato da una dittatura giudiziaria politica e arrogante diretta solo a te”. Partecipazione non al dolore, ma alla rabbia, al desiderio di rivincita e di vendetta. Il massimo lo raggiunse Tiziana Maiolo che arrivò alle minacce: “Non dimenticherò le ingiustizie che hai subito e i nomi dei tuoi giustizieri”. Bettino Craxi non era un condannato, un latitante sfuggito alla giustizia, bensì un “esule”, un uomo “costretto a morire in esilio” (comandante Gaboardi e famiglia). Qualcuno si strinse talmente a lui che si identificò. “Caro amico Bettino, ci hanno infamati, perseguitati, ammazzati”, scrisse Antonio Sportelli. Preso dalla foga ci fu anche chi non si accorse di usare terminologie desuete. “Morto in terra straniera”, pianse Giorgio Gangi. Non è giusto prendersela con i morti. Ed è quasi vero. Ma è giusto prendersela con i vivi. Che approfittano del dolore per dire sciocchezze tanto per dire, e per far sapere, “Io c’ero”, in un forsennato desiderio di apparire. C’è una mia amica, una giornalista, che spende un patrimonio in necrologi. Non c’è defunto, purché minimamente famoso, al quale non venga risparmiato un necrologio della mia amica. Ha il record italiano di condoglianze. Anche se non ha mai raggiunto l’umorismo involontario di Margherita Boniver (“Craxi, novello caso Matteotti di questi anni infingardi e crudeli”) e di Carlo Massimo Asnaghi e Claudia Dal Pozzo d’Annone per i quali Bettino lasciò “un mondo versipelle e fariseo” clsabelli@gmail.com ps. Avevo detto che leggendo i necrologi si capisce in che mondo viviamo. Quando morì Nicola Caracciolo di Castagneto ne dettero il triste annuncio (sulla Repubblica) Ondina, Allegra, Ginevra, Argenta, Jacaranda, Amparo, Domitilla, Lapo, Lupo, Leone, Orso ed Oceano. Niente di meglio dei necrologi per capire le differenze sociali nel nostro mondo in questi anni. Un mondo versipelle e fariseo. In questi anni infingardi e crudeli.
vero vero vero
Bravo Claudio, io certi necrologi li leggo tutti, e ne prendo nota
E se pensi quanto ci guadagna il Corriere della Sera!
anche da qui capiamo che povero paese è l’italia
….ma proprio povero….
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