Fra qualche settimana arriverà l’estate, la gente si riverserà sugli arenili di tutta Italia e il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint dovrà affrontare di nuovo l’eterno problema: le donne musulmane potranno tuffarsi in acqua e nuotare indossando il bourqa? L’anno scorso, gli ultimi giorni di luglio, fu molto dura. Scrisse: “Chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole e i costumi”. Immagino che le regole fossero quelle che, in Italia, obbligano le donne a spogliarsi il più possibile per non offendere il buon gusto. E per “costumi” penso che la sindaca intendesse dire il bikini, il tangai e il topless.
Anna Maria, va detto, era della Lega, e credo che lo sia ancora perché leghista è per sempre. Questo già dovrebbe bastare a giustificarla, visto che il suo capo è Matteo Salvini. D’altra parte ha ragione. Chi viene dall’estero deve rispettare le leggi italiane. Ma con chi ce l’ha Anna Maria? Di fronte ad una domanda così precisa, Anna Maria precisa. Ce l’ha con le donne musulmane che si presentano nella spiaggia di Marina Julia, dalle parti di Gorizia, vestite di tutto punto con il loro bourqa e, senza spogliarsi, si mettono a prendere il sole e addirittura si tuffano in mare, in mezzo ad un carnaio di uomini e donne desnudi, chiappette ondeggianti, pacchi in evidenza, tette fuoriuscenti. Diceva il sindaco Anna Maria: “Inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti, una pratica che sta determinando sconcerto e che crea insopportabili conseguenze alla salvaguardia del decoro”. Come darle torto? Le musulmane non rispettano i nostri costumi da bagno. Perché non vanno in giro con le tette di fuori come tutte le donne italiane timorate di Dio? Vogliono dare scandalo? Vogliono determinare sconcerto? Anna Maria, la leghista dura e pura, gliene cantava quattro alle ardite e svergognate musulmane. “La pratica di accedere sull’arenile e in acqua con abbigliamenti diversi dai costumi da bagno deve cessare”. E’ un problema di dress code. Se si va a fare il bagno, ci vuole il costume da bagno. Non si accede vestiti all’arenile. Bisogna accedere sbiottati, come si dice a Milano. E tutti quei film in cui James Bond accede all’arenile con lo smoking e il cravattino accanto ad una strafiga in lungo? Che ne vogliamo fare? Li censuriamo? Io ricordo tempi lontani in cui spudorate fanciulle accedevano all’arenile esibendo senza vergogna audaci forme. E venivano fermate, rimproverate, e multate, da ligi vigili urbani impegnati nella difesa del decoro delle morigerate mamme italiane. Vorrei, come ulteriore contributo al dibattito, ricordare quella tremenda fotografia in cui si vedeva il capo del suo partito, Matteo Salvini, in pieno agosto, sorseggiare un drink al Papeete, vestito di sole mutande, contribuendo a mandare a quel paese il suo governo. Sarebbe caduto il governo, se avesse indossato un bel bourqa che coprisse il suo fisico eccitante? Ma non la buttiamo in politica e torniamo alla nostra pudibonda sindaca leghista. Dovesse riprendere la sua battaglia contro i pessimi costumi dei musulmani, come ci si dovrà comportare nei confronti di chi, ancorché italiano, volesse accedere all’arenile in pantaloncini, in bermuda, o, non voglio nemmeno pensarci, in pantaloni lunghi? Dovrebbe esserci all’ingresso dello stabilimento un vigilante che, appena individuata una persona vestita, la fermasse. “Ma non si vergogna? Vuole che chiami i carabinieri? Vada subito a spogliarsi!” Nella mia lunga carriera giornalistica ci fu un episodio del quale ancora oggi non vado orgoglioso. Il direttore di Panorama, Lamberto Sechi, mi chiese di realizzare una inchiesta sulla sempre maggiore diffusione del fenomeno del naturismo. Cioè, chiariamo, sui nudisti. Cioè quelle persone che non si considerano realizzate se non camminano nudi, se non mangiano nudi, se non prendono il sole nudi, e se, naturalmente, non fanno il bagno nudi. (tra parentesi, si vestono solo quando vanno a dormire). Girai per mezza Italia e conclusi il servizio nella famosa spiaggia di Capocotta, litorale laziale, punto di incontro e di socializzazione dei nudisti di Roma. Ero un po’ imbarazzato, non volevo fare la figura del guardone e presi la ferale decisione. Mi spogliai. E vestito solo di un taccuino e di una penna biro, col mio pisello al vento, cominciai ad intervistare donne, uomini e bimbi. Uno spettacolo. L’inviato speciale desnudo. Ad un certo punto un vecchietto, nudo, interruppe il flusso delle mie penetranti domande. “Ma lei non si vergogna?” Fui molto sincero e non potei negarlo: “Si”. Ultimo pensiero per Anna Maria, sindaca di Montefalcone. Un intervento simile a quello del divieto di bourqa sotto l’ombrellone e tra i marosi di Marina Julia, potrebbe essere classificato o razzista o citrullo. Non sarò io a scegliere.
Gentile dott. Sabelli Fioretti, Seguo il suo lavoro da anni ed apprezzo la sua satira. Nel caso in esame però ho qualche dubbio. Primo : ho visto nelle spiagge francesi es. Nizza (non lontano dalla Liguria) una pacifica convivenza tra bagnanti in topless e signore in bourka ma le signore usavano “bourka da bagno” ovvero non entravano in acqua con i vestiti da passeggio. Motivo principale l’igiene (non il decoro). Penso sia auspicabile fare lo stesso in Italia. Secondo, pur non avendo particolari motivi per impedire l’adozione di usi e costumi personali (siano essi sardi, triestini, indiani o mussulmani o altro) penso sia buona pratica “pretendere” il rispetto delle abitudini prevalenti in ogni luogo : se vado in Qatar metto il velo e non mangio il salame, se sono in un tempio a Chennai levo le scarpe e non mangio carne, etc. Perché non deve essere così anche in Italia ? Non capisco : ci si scandalizza se i cinesi mangiano i cani ma per il bourka dei mussulmani no. Perché ? Cerchiamo di non urtare i sentimenti religiosi mussulmani ma non quelli dei Sik, Indù, Buddisti, Taoisti, ebrei, cristiani, Testimoni di Geova etc. Non sarà semplicemente che abbiamo paura dei mussulmani ? Dubbio assai sgradevole in un paese che vorrei laico r democratico
Usi e abitudini cambiano. Una volta anche le italiane facevano il bagno vestite. E d’altra parte non capisco quali norme igieniche non vengono rispettate tuffandosi nel mare col bourqa.
da un lato i duri e puri da un altro i riti religiosi ……il buon senso mai?
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