Il Leone è prepotente e autoritario. Il Leone vuole essere quello che comanda, vuole essere quello che è al centro dell’attenzione, quello dalle cui labbra tutti pendono.
Non è uno stupido il Leone. Ma è insopportabile. È convinto di essere dotato di grande carisma e vuole vincere sempre, in tutti i campi. Parla sempre e non ascolta. Alla fine risulta antipatico a tutti a forza di raccontare quanto è bravo.
La compagna del Leone è una masochista. Non basta che taccia. Deve anche esibirsi in gridolini di giubilo tutte le volte che il Leone torna a casa e comincia a raccontare i suoi successi. Altrimenti è rissa. E vince sempre il Leone. Se a un Leone capita di perdere sostiene che si tratta di tattica. Una coppia Leone-Leona? La gente per strada si volta a guardarli e commenta: «Che bella coppia». Ma la vita è un inferno. La lotta fra due ego è uno spettacolo grandioso. Quando il trono è uno solo non c’è limite a ciò che si può fare per conquistarlo. È qualcosa come Orazi e Curiazi.
Nell’ambiente di lavoro tutti lo adulano davanti e lo spernacchiano di dietro. Però obiettivamente, anche a causa della pochezza della concorrenza, ha moltissimi successi. È un rompicazzi di proporzioni bibliche. Se è ai vertici delle gerarchie è insopportabile perché pretende di essere sempre nel giusto. E tu devi dirgli che ha ragione se vuoi sopravvivere. Se per caso ha qualcuno sopra è insopportabile perché è convinto di essere migliore del capo. Del quale non può che pensare male perché pretende di comandare anche su di lui, che è mille volte più preparato.
Convinto com’è di essere il migliore, non sopporta di essere tradito. Giudica un pirla chi lo abbandona perché «esce dal fascio di luce per entrare nel cono d’ombra». E non gliela perdona. Tende a socializzare solo quando la gente gli dimostra chiaramente la sua stima e la sua ammirazione. Il Leone non chiede. L’orgoglio non glielo consente. La gente deve capire quello che vuole e obbedire anche senza ordini.
Appena si accorge di non essere al centro dell’attenzione, entra in depressione e ha forti crisi che cerca di nascondere in tutte le maniere, perché un Leone non piange. L’orgoglio va a mille.
In amore è fedele e pretende fedeltà. Per sé vuole solo il meglio e per questo non cerca solo la bellezza ma pretende l’intelligenza. Non teme la concorrenza della partner perché lui è inarrivabile. Se sospetta che la sua donna guardi anche altrove, la molla senza spiegazioni. Lei non merita nulla e lui non ha tempo da perdere. A volte tradisce ma lo fa solo per interesse. L’attività sessuale lo soddisfa ma non sempre soddisfa la sua compagna. Il Leone è un eiaculatore precoce, come l’Ariete, ma al contrario dell’Ariete non se ne vergogna perché considera questo difetto un frutto della sua potenza sessuale.
Il tempo libero lo passa indulgendo a sport improbabili, dal curling all’aikido, sport nei quali eccellere non è poi così complicato perché non li pratica nessuno. Perché al Leone non piace la battaglia, piace la vittoria. L’importante non è partecipare, è vincere. Così nella vita come nello sport. Nella competizione agonistica il Leone passa di insuccesso in insuccesso perché non sa dosare le forze, parte sempre come un disperato e si accascia a pochi metri dall’arrivo imprecando contro la scorrettezza degli avversari, la corruzione dei giudici e le condizioni atmosferiche contrarie al suo fisico.
Quando va in vacanza non bada a spese. Non riesce nemmeno ad ipotizzare la possibilità di tornare al lavoro a settembre raccontando di essere stato alla pensione Reginella di Riccione.
Spettacolare è assistere a una partita a poker fra due Leone. Ho visto fino a dieci rilanci consecutivi. Possono arrivare a giocarsi la mamma pur di non perdere.
Un Leone mangia caviale ma solo se è in compagnia, beve Sauterne senza saperlo distinguere dal Tavernello, ascolta rare incisioni dei concerti brandeburghesi cedendo al sonno dopo pochi minuti e tiene sempre abbandonato casualmente sul divano un libro di poesie di Neruda.
Il Leone farebbe meglio a passare la maggior parte del tempo a casa. Ogni volta che esce rischia una brutta figura di cui porta poi il segno per mesi. Se gli amici dovessero chiedergli: «Che fine hai fatto?», sosterrà di aver preso la pellagra. Ottima idea è scomparire per una decina di giorni rifugiandosi in un albergo dove fanno la cura del fieno.
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