da Massimo Puleo
Sono convinto che mai il “benaltrismo”, nella Storia dell’Umanità, abbia raggiunto i parossismi osservati nella vicenda della (non) costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Un’opera realizzabile; green, per la sua smisurata valenza ferroviaria; di cui esiste un “Progetto definitivo” che diede luogo ad una gara d’appalto aggiudicata ad un consorzio internazionale capeggiato dalla italiana Impregilo (oggi Webuild). Poi arrivò l’austerity del 2011/2012 del governo Monti, che spazzò via l’opera con una legge (inedita nella storia delle leggi) che espone ancor oggi lo Stato a penali da capogiro. Però i fondi appostati sul ponte non furono reinvestiti in un “ben altro” siciliano o calabrese, ma in quel di Lombardia/Liguria (Terzo Valico dei Giovi). In questi mesi, lo stesso progetto torna alla ribalta per il suo inserimento nel Recovery Plan italiano. Credo che nessuno Stato al mondo si lascerebbe scappare l’occasione di veder finanziato un progetto di tale portata, che ha tutte le carte in regola per rientrare tra quelli finanziabili.
Anche perché, a livello di infrastrutture fisiche, non ci sono tanti progetti da poter inserire giunti ad uno stato di avanzamento così definitivo, nel Sud Italia. Nessuno Stato al mondo, tranne l’Italia, dove – diciamolo – all’establishment non sta bene che una regione come la remota Sicilia possa beneficiare di un progetto così mastodontico e meraviglioso. E allora si addita il “ben altro”, ci si accoda ai Cinque Stelle e alla loro furia iconoclasta sulle infrastrutture, si perde tempo istituendo Commissioni inutili su quale sia l’opzione più opportuna e veloce per attraversare lo Stretto, si designa un ministro delle Infrastrutture palesemente contrario all’opera, si frappongono mille dubbi procedurali col solo scopo di riuscire a “sfangarla” anche stavolta… Mi sono posto circa un milione di volte i seguenti quesiti: perché non si vuole agganciare la regione più grande d’Italia alla Penisola? perché non si vuole fare della stessa una enorme piattaforma logistica per quota parte delle merci provenienti da Suez, che allo stato attuale vanno a Rotterdam con almeno 8 giorni di navigazione in più? perché non si vuole permettere ad un siciliano o a un turista di poter arrivare da Roma col treno (e viceversa), abbattendo il monopolio aereo? perché la Sicilia è l’unica isola al mondo più vicina di 3 miglia alla terraferma che non è collegata stabilmente ad essa? Ho le risposte. Non perché non si possa fare il ponte, no. Semplicemente per mantenere lo status quo in un Paese duale come il nostro. E ciò è l’apoteosi dell’inaccettabile.
Correggo un dato all’interno del mio articolo: le miglia sono 2, non 3. Grazie
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