Vi avevo promesso (o erano minacce?) che vi avrei raccontato ancora qualche episodio della mia avventurosa parentesi trotterellosa.
La Bibina non se lo meritava di avere un brocco come me sul sulky. Alla fine della corsa mi guardò con enormi occhioni da rimprovero come per dirmi: “Ma proprio a me dovevi capitare?”. E pensare che fino alla partenza era andato tutto bene. Era il mio esordio del fantastico mondo del trotto. Avevo trovato qualcuno gentilissimo che mi aveva prestato una tuta invernale, ottima cosa visto che pioveva a San Siro quel giorno e la pista era un pantano. Un altro che mi aveva prestato un casco. La prudenza non è mai troppa comunque il casco era obbligatorio. E un terzo che mi aveva rifornito di regolamentare frustino. Io avevo guardato il frustino e avevo detto: “Mai lo userò”. Lo avevo detto ad alta voce perché Bibina mi sentisse. L’allenatore mi aveva dato le istruzioni. Mi aveva detto che La Bibina correva da sola, bastava lasciare le guide (le briglie, ignoranti), poggiargli il frustino sul culo, e fargli qualche versetto con la bocca, come quello per chiamare il gatto. Micio micio. Il sulky era comodissimo e non mi facevano nemmeno male i muscoli delle gambe. Avevo passato la visita medica e anche l’esame di guida che mi aveva fatto il presidente della giuria. Mi aveva detto anche che durante la sgambatura che precede sempre la gara, ero andato troppo forte. Critica che mi aveva fatto anche l’allenatore. Ma io non ero andato forte. Aveva fatto tutto lei, la Bibina. Io avevo perfino nascosto il frustino perché non lo vedesse. Insomma, quando si è fatta l’ora della gara sono andato al controllo dei microchips (per evitare imbrogli da parte di chi magari si presenta con Varenne mascherata da brocco) e poi sono entrato in pista. Ma me la sono presa un po’ comoda e sono arrivato in ritardo alla partenza. La macchina dello starter si era già messa in moto quando io ero ancora a cento metri. Ho corso così, praticamente da solo, tutto il tempo all’inseguimento, urlando micio micio alla Bibina. Devo dire che non mi dispiaceva l’idea di non avere gli altri fra i coglioni. E poi la Bibina volava. Era chiaramente la più forte di tutti. Alla fine li abbiamo ripresi quei bastardi. E abbiamo anche preso parte ad uno straccio di volata. Ma non siamo riusciti ad andare oltre il nono posto. L’allenatore mi ha guardato brutto. La Bibina ormai andava talmente forte che mi sono fatto un altro giro. Scusa Bibina, lo so che con un altro alla guida avresti sicuramente vinto, lo so. Ma ho le mie giustificazioni. Era la mia prima gara. Una settimana prima non sapevo nemmeno che cosa fosse il trotto. Era un po’ rincoglionito. Ero emozionato. Lo starter non era stato gentile con noi, avrebbe anche potuto aspettarci. Ma andò così. Scesi dal sulky, mi avvicinai al tuo orecchione e ti dissi sottovoce: “Ci rifaremo un’altra volta. Micio micio”.
Ecco, vi ho raccontato la storia della mia prima gara. Qui di seguito trovate il link ad una gara che feci in seguito. E vinsi. Scrissi una cartolina alla Bibina. Con dedica.
il racconto mi fa ricordare come già da bambino amavo le corse dei cavalli (galoppo e trotto: ribot, molvedo, tornese, roquepine…..)
e, poi quante volte sono andato a s.siro per ammirarli (anche puntare)…e a parigi per l’arc de trionphe…..
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