Tra le tante discussioni che hanno infiammato in questi ultimi venti anni questo blog, non ci crederete, c’erano quelle attorno alla grammatica e alla sintassi. Devo dire, mai abbastanza. Ricordo, era il 2001, mi sembra, dibattiti feroci su “qual’è”, su “quà”, su “esaggerati”. E sui congiuntivi in via di estinzione. Passati tanti anni, le cose sono peggiorate. Computer e social hanno gettato nel cesso qualsiasi tentativo di tornare ad un sistema di scrittura, e di eloquio, che tenga conto del fatto che abbiamo a disposizione una lingua splendida che sarebbe il caso di proteggere. Ci sono anche opinioni contrarie. Le opinioni di coloro, ai quali spesso mi aggiungo anche io, che sostengono che l’italiano è una lingua viva in continua evoluzione. Se non fosse così parleremmo tutti come Dante. E ci sono anche quelli che pensano che non bisogna essere troppo severi, che la lingua parlata ha diritto a qualche strafalcione. Scrisse Giselda Papitto, ho delle più assidue frequentatrici del blog: “Questo sito è un po’ come una casa di ringhiera, dove ci diamo sulla voce o ci passiamo l’aglio e prendiamo accenti, punti e virgole, così come capita, alla maniera di Totò”. Anna Laura Folena intervenne nella discussione invitando a non esagerare: “Le lingue vive sono in evoluzione, ma questo non significa che si debbano devastare! Non esagggeriamo!”
Io risposi con la mia infinita saggezza: “Sulle due “g” di esaggerato hai perfettamente raggione. Anche io ho cercato di spiegare che accellerato si DEVE scrivere con due “elle” altrimenti non accellera. Provate a pronunciare accelerato con una “l” sola. Non sentite che subito rallenta?”
Quanto ero spiritoso!
Oggi mi chiedo se qualcosa è cambiato in me. Per esempio: mi danno sempre fastidio i congiuntivi mancati? Si, mi danno ancora fastidio. Ma mi danno fastidio anche i congiuntivi aggiunti. Ci sono molte persone che per darsi un tono o per paura di sbagliare, nel dubbio, disseminano le frasi di congiuntivi indebiti. “Io sono sicuro che tu sia…”. Poi ho ancora una certa idiosincrasia per “qual’è”. Mi deriva dal mio maestro Lamberto Sechi che avrebbe ucciso chiunque avesse messo quel maledetto apostrofo. Ovviamente sto parlando di quegli errori che non derivano da mancanza di scolarità. Quegli errori sono assolutamente perdonabili. Ma vogliamo parlare di quelle persone che usano “piuttosto che” esattamente al contrario del suo significato? “Mi piace la pasta piuttosto che il riso piuttosto che la minestra”, per dire che mi piace tutto. Oppure quelle che dicono “mi taccio”. “Dico questo e poi mi taccio”, fa molto elegante e colto. E radical chic. Tàciti e non rompere le scatole. Oppure quelle che usano “punto” per dire che non c’è discussione. “Ronaldo è il più bravo di tutti. Punto”. Punto questa cippa. Oppure quelle che disseminano uno scritto di un miliardo di virgole. Tanto non costano nulla. Oppure quelle che non ne usano nemmeno una. Quasi costassero un miliardo l’una.
Non c’è alcun dubbio che scrivere sui telefonini non fa che peggiorare la situazione. E che i correttori automatici, contrariamente a quanto ci potremmo aspettare, non la migliorano. Per non parlare della trasandatezza dei giornalisti (“Ah signora mia non ci sono più i giornalisti di una volta!”) e della scomparsa dei correttori di bozze dei giornali, persone colte molto più della gran parte dei giornalisti, che un tempo erano una robustissima diga al dilagare dei loro sfrondoni. Insomma tutto cospira al raggiungimento del massimo livello di sciatteria causato non solo dalla pigrizia ma anche dalla fretta. Dovremmo però non lasciarci andare. Non bisogna esaggerare. Punto. E poi mi taccio.
su qui e su qua l’accento non va !
uno dei primi ricordi delle elementari (quasi 70 fa)
Caro Claudio, condivido pienamente tutto ciò che hai scritto. Solo una considerazione in merito al “piuttosto che”: irrita incredibilmente il suo uso errato perché viene reiterato quasi come un vezzo, una moda, per sentito dire; a differenza dell’errore di “qual’è”, o per il disuso del congiuntivo, dettato da “ignoranza”. Per inciso anch’io forse qualche volta l’ho usato impropriamente, per mie lacune scolastiche. Ad ogni modo siamo qui per imparare!
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