da Mario Quaia
E Cerno? Che ne sarà del sen. Tommaso Cerno? A Palazzo Madama impazza il totoscommesse. Dopo il “Sì”, improvviso e inatteso al Governo (“Stasera torno al Pd e voterò la fiducia, Conte mi ha convinto”), sono in molti a interrogarsi sul suo futuro. Giusto una settimana prima era stato categorico: “E’ una porcata, not in my name”. Con Conte nessun feeling: di recente lo aveva definito addirittura “un becchino”. Ovvio che tutti adesso si chiedano: entrerà nella squadra di Governo? Avrà un incarico politico? Approderà in Rai non appena avrà concluso il suo mandato?
Qualcuno ha anche esclamato: Toh, chi si rivede! In effetti, il senatore era finito in un cono d’ombra dopo aver svolto un ruolo da protagonista al vertice di quotidiani e settimanali e come tale finito sotto i riflettori delle tv, ospite più che gettonato. Che è successo, dunque? Crisi di rigetto nei confronti della politica? Chissà…Del resto non aveva mai nascosto le proprie ambizioni: voleva la tv a tutti i costi. C’era anche arrivato su Rai 3 come conduttore del programma “D-day, i giorni cruciali della storia”. Le luci della ribalta lo hanno sempre affascinato. A un amico aveva confidato: “Il mio sogno? Condurre Sanremo”.
Improvvisamente, però, cogliendo tutti di sorpresa, era stato attratto dalle sirene della politica, sua antica passione. Aveva cominciato fin da giovanissimo candidandosi (senza successo) al Comune di Udine con Alleanza Nazionale. Dopo essere approdato a Roma, addetto stampa del sottosegretario Fabris (Udeur), aveva staccato la spina accostandosi al giornalismo. Un campo che si è rivelato il suo habitat ideale: colto, preparato, poliedrico (parla il romeno, è stato dirigente nazionale dell’Arcigay), e capace di grandi intuizioni si è ben presto distinto al Messaggero Veneto. Da lì all’Espresso dove diventa vicecaporedattore, poi il ritorno a Udine come direttore dello stesso Messaggero. Fa un buon giornale anche se la sua presenza a volte deborda: lo dirige da protagonista e le foto e le notizie che lo riguardano si contano a iosa. Sa che può contare sull’appoggio di Carlo de Benedetti che lo apprezza.
Dopo un paio d’anni di nuovo a Roma, alla guida dell’Espresso e nel 2017 ai vertici di Repubblica, come condirettore. Dura però poco. Qualche mese e lascia il giornalismo per la politica. Nel 2018 si candida al Senato con il Pd e viene eletto nel collegio di Milano. Due anni dopo annuncia la sua adesione a Italia Viva ma cambia subito idea e passa dal Pd al gruppo Misto. Il resto è storia di questi giorni. Ma il punto interrogativo resta: ha solo 45 anni, cosa farà da grande?
L’incarnazione della totale mancanza di buon senso, serietà, coerenza, buon gusto, onestà intellettuale, virgola, che contraddistingue questi tempi
Massimo, non ti sembra di andarci un po’ troppo leggero?
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